di Marco Vallesi
L’assemblea “antidiscarica”che si è tenuta nel tardo pomeriggio del 18 marzo, nei locali di un oratorio parrocchiale di Allumiere, è stata l’occasione propizia per rivedere, come in un déjà vu, le stesse facce, gli stessi modi e la stessa appiccicosa demagogia che osservammo nei passaggi cruciali dell’opposizione alla riconversione della famigerata centrale a carbone di Civitavecchia.
Sia chiaro: non stiamo parlando dei cittadini giustamente preoccupati, e intervenuti numerosi dalle diverse località del comprensorio, dagli accordi intercorsi tra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, per localizzare in zona Farnesiana, nel comune di Allumiere – confine Tarquinia – una megadiscarica con annesso inceneritore in grado di sostituire il sito esausto e saturo di Malagrotta.
No, non sono loro quelli che poi, passata la buriana, conclusa la farsa, “apriranno tavoli” di concertazione che non concerteranno altro se non il prezzo per il quale saranno disposti, ancora una volta, a voltar faccia e tener botta.
Sono piuttosto quelli che appaiono in pompa magna, con tanto di scudieri a seguito, ad occupare indebitamente gli spazi, i tempi e la pazienza di una democrazia che, a parer loro, può essere strapazzata, sbrindellata e usata per pulire, a suon di inconfessabili e meschine alleanze, le lordure che sono soliti lasciare in giro.
Abbiamo visto, quindi, nel tardo pomeriggio allumierasco, la solita passerella di trombettieri dell’Apocalisse, i quali, mentre danno fiato agli ottoni della sciagura, in cuor loro sperano che tutto accada affinché possano ancora, di nuovo, ritagliarsi qualche miserabile scampolo di potere, una qualche ascendenza sulla popolazione per continuare la loro opera di disgregazione della credibilità della politica a favore di quel fatalismo a cui s’appellano quando, messi di fronte alle abbiette azioni compiute, rispondono così: –…tanto era già fatta…-.
Sono loro, i figli, i nipoti e, in qualche caso, i pronipoti di quella classe politica che mai, negli ultimi decenni, ha saputo o voluto prendere atto che il territorio andava difeso con la tenacia delle idee e non con il lassismo delle clientele a buon mercato né con l’economia del “ventre molle” fondata sui feroci appetiti di oscuri speculatori.
Se questi sono le “prime linee” della “resistenza” all’insediamento della mega-discarica della Farnesiana possiamo senz’altro star certi che, “a pagamento”, Alemanno e La Russa, soldi alla mano, ne potranno allocare più d’una in quelli che furono i ridenti domini degli etruschi.