Domenica scatta il campionato anche a Tarquinia, con la Corneto che inaugura la stagione cittadina: concluso, perciò, il calciomercato per le società tarquiniesi, la febbre ha contagiato a quanto pare la politica, impegnata nelle grandi manovre in vista dei prossimi obiettivi “agonistici”. Primo tra tutti, le elezioni per il rinnovo del consiglio dell’Università Agraria, test probante in vista delle comunali 2018 e scranno appetibile per molti. L’iperattività, spesso contestata, del Presidente Antonelli ha infatti trasformato l’Ente in una vetrina politica più efficace – dal punto di vista mediatico ed elettorale – di quanto non fosse nelle precedenti gestioni: ed ecco che molti mirano a Palazzo Vipereschi per trasformarlo anch’essi – bilanci permettendo – in un trampolino per le proprie ambizioni politiche.
C’è di più, a rendere appassionante la corsa a via Garibaldi – volata finale nel 2015 – c’è un anomalia di fondo che si ripeterà anche alle prossime Comunali: l’assenza di un presidente (o sindaco) uscente. Antonelli, che a suo tempo strappò il titolo a Rosati ed è stato poi confermato per il secondo mandato a furor di popolo anche per scarsità del nemico in campo – in una situazione del tutto speculare a quella vista alle elezioni comunali – stavolta non si può ricandidare. E la cosa non fa che render più vivaci le danze e le scosse delle fazioni politiche. Proviamo a interpretarle, partendo dai “campioni uscenti”.
In casa PD, tra ambizioni, fazioni e strategie, devono provare a capire – magari in accordo, e non a colpi di mano – quale strada imboccare: dopo sette anni di turbolenta convivenza tra Mazzola e Antonelli, con costanti e ormai quasi scontati alti e bassi, i piddini al palazzo comunale potrebbero ritenere utile piazzare un presidente di comodo. I limiti di questa soluzione sono di due tipi: intanto la presenza di fazioni interne, che rende quasi impossibile una scelta senza fratture. E poi la stessa esperienza con Antonelli, che quando fu scelto come candidato era il delfino di Ranucci e negli anni, tra scontri e ambizioni, ha “tradito” il padre putativo: nessuno, l’assessore Ranucci in primis, vorrebbe ripetere l’errore.
I nomi, alla fine, sono perciò noti e sempre gli stessi, primi tra tutti due uomini vicini al presidente uscente: Renzo Bonelli e Alberto Blasi. Il primo, assessore, forte del consenso in area Corneto e vicino a Celli; il secondo assessore a singhiozzo e ripescato dopo le elezioni comunali. Ma i presunti candidati gettati troppo presto in pasto ai leoni difficilmente arrivano vivi al traguardo, per cui è lecito attendersi degli outsider: magari un cavallo di ritorno come Alessandro Dinelli che – allenatosi nel frattempo nell’aria bucolica dell’agriturismo – potrebbe voler ricostruire la sua carriera politica attualmente impantanata passando dalla segreteria PD e, quindi, da palazzo Vipereschi. Provando magari poi quel salto verso il palazzo comunale che Antonelli non ha mai avuto il coraggio di fare. Fuori concorso Boni e Bordi, che pagano le influenti designazioni, mentre resta vivo il nome di Armando Palmini, ben visto in Comune e con l’utile – politicamente parlando – placet dei Giulivi.
Di certa c’è una cosa: la corsa all’Agraria influenzerà pesantemente quella al Comune. E anche per questo nel Polo dei Moderati si va verso una candidatura di bandiera, magari alle primarie o da ritirare senza lottare. Se il progetto è Bacciardi sindaco sarebbe folle cercare di far proprio il Presidente dell’Università Agraria, che sarà lasciato volentieri agli alleati del PD, magari condizionandone le scelte e sperando di spaccarli ulteriormente.
La guerra tra bande è ancora più estrema nel PDL, dove la recente serie di sconfitte consecutive a livello cittadino non sembra aver insegnato nulla a nessuno. Chi ha già apertamente manifestato la sua voglia di candidatura è Manuel Catini, cui va dato atto d’essere il più vitale e continuo tra gli uomini all’opposizione. Il problema del giovane rampante è che un bel pezzo di partito non lo vuole: Maneschi e la De Alessandris non glielo hanno mandato a dire, rendendo lampante un’antipatia che pare, comunque, reciproca, ma in generale lo strappo alle comunali nel nome di Minniti è troppo recente e l’esposizione mediatica – con l’ostentata voglia di un ruolo da protagonista – sembra non premiare, anzi. Nel mentre, crescono i rivali. Un nome spendibile è quello di Stefano Zacchini, PDL doc, giovane ma non inesperto che non ha mai tradito e dà garanzie. Ma il vero avversario è il solito Gianfederico Angelotti: finita l’era Pantano si sta lavorando per una situazione ponte – cioè un’altra cooperativa – per poi preparare la nuova candidatura nel nome del mondo agricolo. Tale soluzione sembrerebbe gradita anche ai Serafini, che sembrano aver deposto l’ascia di guerra verso lo storico nemico nel nome di una vittoria che sfugge da troppo tempo. Alfio Meraviglia, in odor di Renzi, per ora sta alla finestra e aspetta: sicuramente non sosterrà Catini, reo nel 2012 del gran rifiuto, ma proverà ad incidere sulla candidatura con una strategia che andrà via via definendosi. E vivace sulla stampa, negli ultimi mesi, è tornato ad essere anche Enrico Benedetti: che i dissapori con l’attuale amministrazione – e i suoi progetti sull’agriturismo – possano avergli riacceso voglia di rivalsa?
Questo è quanto accade nei due schieramenti principali, ed è solo una parte del panorama politico tarquiniese. C’è, ad esempio, Marco Tosoni, che ancor più esplicitamente di Catini ha lanciato da mesi la propria candidatura su Facebook. La tattica è sempre la stessa, il messaggio chiaro: chi mi ama mi segua. Alle Comunali con Marzia Marzoli ha funzionato poco, quali saranno i risultati all’Agraria? Le prospettive di unione con altre forse paiono pressoché nulle, almeno che non si segua Tosoni nella sua crociata: consigliere all’Agraria e al Comune, al Consorzio di Bonifica e alla Pantano, è stanco di dare consigli e ora vuole guidare.
E cosa farà il Movimento 5 Stelle? Proporrà una propria lista? Dopo la gran corsa sino alle Regionali, a Tarquinia il Movimento pare vivere un momento di stanca, almeno mediatica. Negli ultimi due o tre mesi non si hanno notizie di interventi o comunicati e l’unica nota pubblica è legata ai commenti qui su lextra sulla nomina di Luca Cerquatelli come webmaster in Parlamento. Quali le decisioni in vista delle elezioni all’Agraria? Il premio vale il rischio di un flop rispetto al risultato alle comunali e, soprattutto, ai numeri nazionali? E quali sarebbero i nomi dei possibili candidati?
Ed infine, i possibili outsider, i nomi che non ci si aspetta (forse). Chi, ad esempio, è tornato a farsi vedere a Tarquinia è Sandro Vallesi: alla Pantano ha fatto volata di sacrificio, ora proverà a far valere le sue ragioni, magari anche senza l’appoggio del PD? E ancora Francesco Sposetti, un tecnico buono per ogni coalizione, o Giovanni Guarisco, che oltre al presidente della squadra di calcio vuole fare il Sindaco e potrebbe cominciare a dare segnali anche all’Agraria.
In tutto questo – un quadro dove, per inciso, non c’è alcuna donna come protagonista – il PD è ancora in netto vantaggio e può soltanto perdere: la qual cosa può accadere solo se la corsa al Sindaco sarà così forte e intensa da spaccare fin dall’Agraria. Il che, più che un’anomalia, sarebbe per Tarquinia un semplice ricorso storico.