Mazzola, il salvagente e i fumi della discordia

di Stefano Tienforti


Le cronache dei quotidiani locali hanno dato ampia risonanza, nei giorni scorsi, all’istanza avanzata al Sindaco di Tarquinia da parte dell’associazione Tarquinia Democratica per ottenere la pubblicazione – come obbligatoriamente prevista dalle prescrizioni della Valutazione d’impatto ambientale – dei report annuali relativi alle emissioni degli inquinanti inorganici “allo stato di vapore”, del mercurio in particolare, della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord, a Civitavecchia.

Nei titoli degli articoli che ho potuto leggere sulla stampa cittadina, l’iniziativa – debitamente sottoscritta dai promotori – è chiaramente indicata come un attacco all’amministrazione, interpretazione che peraltro i corrispondenti potrebbero aver tratto da alcune note diffuse recentemente dall’associazione e chiaramente critiche nei confronti delle scelte di Mazzola e dei suoi collaboratori in materia di ambiente e tutela della salute cittadina.

In realtà, quell’istanza può rappresentare, per Mazzola, un salvagente, forse l’ultimo per provare a togliersi di torno un marchio che, ormai indissolubilmente, sarà costretto a portarsi addosso almeno per tutta la prossima campagna elettorale: quello di chi ha firmato l’accordo con l’Enel.

C’è poco da fare: come già fu quattro anni fa con Giulivi, anche nel 2010 la questione ambientale legata a Civitavecchia ed all’Enel sarà argomento di enorme rilievo in un clima caldo come quello pre-amministrative; Mazzola lo sa bene, e da qualche tempo ha posto le basi della posizione che i suoi uomini e lui utilizzeranno per respingere le accuse: “Era già tutto fatto, abbiamo firmato solo a centrale avviata, ci stiamo battendo per i controlli”. Tanto che il primo cittadino ha già addotto l’istituzione del registro dei tumori come strumento in tal senso e più volte ha parlato di dati ambientali a sua disposizione in cui i valori dell’inquinamento della centrale si dimostrano entro i limiti.

Da questo punto di vista, perciò, l’iniziativa di Tarquinia Democratica può essere dannosa per Mazzola solo se il sindaco la gestisce nella maniera politicamente dannosa per la sua immagine con cui ha portato avanti le trattative con l’Enel.

Al sindaco, infatti, quell’istanza offre la grande opportunità di dimostrarsi un paladino della difesa della salute cittadina, mantenendo l’impegno di attivo controllore sulla regolare attuazione delle prescrizioni a tutela dei residenti: recependo l’invito a richiedere i report – richiesta di cui, nei confronti dell’Arpa Lazio, s’è fatto promotore nel recente passato anche Gianfranco Amendola, Procuratore della Repubblica di Civitavecchia – otterrebbe insomma il duplice risultato di dimostrarsi pronto in difesa dei cittadini e disponibile a recepire istanze anche da frangenti più critici della società tarquiniese.

Il che, è certo, non gli farebbe riconquistare la fiducia dei Cittadini liberi o di altre componenti che, quasi per definizione, non gli perdoneranno il patto con l’Enel, ma gli consentirebbe d’iniziare a mostrare un piglio differente rispetto a quello tenuto sinora, fatto di scelte solitarie, polemiche, isolamento e querele. Il tutto, senza togliere ai suoi assessori la possibilità di spendere i soldi incassati e di vantare le opere così finanziate in campagna elettorale.

Altre strade, peraltro, Mauro Mazzola pare non averne: non rispondere alla missiva di Tarquinia Democratica significa legittimare i promotori dell’iniziativa a richiedere, mediante raccolta di firme, l’inserimento della vicenda in Consiglio comunale: trovare i necessari sottoscrittori, su un tema simile, sarebbe un gioco da ragazzi e la vicenda approderebbe ben presto in sala consiliare, con un ulteriore, forse ancora più grande, danno d’immagine ad un’amministrazione che, a quel punto, dovrebbe giustificare anche un’evidente incoerenza tra dichiarazioni ed atti reali.