Mercoledì otto maggio, alla sala Lawrence di Tarquinia, si è svolto un convegno suggestivo e stimolante, con folta affluenza di pubblico. L’oggetto era un tema originale relativo ad un libro dello studioso Domenico Pasquariello su una lista di 49 ricette autografe di Giacomo Leopardi custodite alla Biblioteca Nazionale di Napoli. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Alberghiero di Montalto di Castro in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, l’associazione Onlus “Semi di pace”, che ha messo a disposizione mezzi e strutture per la riuscita dell’iniziativa, e l’associazione tarquiniese la Ripa. Coordinatore e promotore della manifestazione il professor Pietro Riccioni, responsabile dell’Istituto Alberghiero di Montalto di Castro.
Durante l’evento, grazie alle ricerche di Domenico Pasquariello, è scaturita una figura del poeta di Recanati distante dall’iconografia ufficiale. Dagli studi di Pasquariello, che hanno un riscontro filologico oggettivo e documentato, risulta che nei suoi ultimi anni di vita a Napoli, Leopardi ha assaporato una gioia di vivere ed una libertà che ha fatto da humus ai suoi ultimi capolavori. Fondamentale, sotto questo aspetto, è stato l’impatto con l’ambiente mediterraneo partenopeo, che lo ha spinto alla compilazione di un ricettario gastronomico basato sulla valorizzazione del cibo come elemento vitale insostituibile.
Partendo da queste premesse il discorso è scivolato sul sistema del cibo come evento relazionale ed antropologico nelle società moderne. A degna conclusione dell’evento l’Istituto Alberghiero ha riproposto, tramite una degustazione, una parte considerevole delle ricette della lista leopardiana: una passerella di manicaretti, presentati secondo una eterogeneità di colori e di sapori che i presenti hanno dimostrato di gradire in sommo grado. Uno chapeau agli chef coordinatori del buffet, il professor Gennaro Ambrosio e la professoressa Luisa Di Mauro.
Si auspica che tali eventi, che coniugano Arte e Gastronomia, si ripetano più spesso, avvalendosi delle cornici storico-archeologiche di cui la nostra città va giustamente fiera.