Riceviamo e pubblichiamo
(s.t.) Oggi, nella basilica di Santa Sabina, a Roma, il mondo dello sport dà l’ultimo saluto a Pietro Mennea. I ragazzi di Atletica ’90, ieri, venerdì 22 marzo, il giorno dopo la sua scomparsa, hanno voluto ricordarlo correndo: 200 metri, tutti assieme – dai bambini agli atleti più grandi, istruttori compresi – per salutare un campione e pensare al suo esempio.
L’esempio di un atleta che ha toccato il vertice non solo grazie al talento, ma anche – forse soprattutto – grazie al lavoro, l’impegno, la costanza, la fatica, la determinazione. Gli ingredienti fondamentali che tracciano la strada di un vero atleta e di una vera persona. Quelli più difficili da insegnare; quelli che, forse, non si insegnano proprio, ma crescono in ogni persona in base all’educazione, alle esperienze, alle compagnie, ai desideri. Quelli che, insomma, uno trova dentro di sé solo vivendo.
E non c’è, probabilmente, esperienza migliore che correre nel ricordo di un campione che di quei valori è stato esempio; e di farlo sulla pista che porta il nome di un uomo, Franco Guidozzi, anch’esso – in modo diverso – straordinario esempio di vita e di sport, di passione e costanza.
Non è un caso, in fondo, che entrambi fossero persone riservate, pur nella totale diversità d’ambienti e situazioni vissute. Non è un caso che, entrambi, abbiano lasciato – nel cuore e nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerli – dei ricordi splendidi.