Riceviamo e pubblichiamo
Una serata di enorme intensità emotiva e dal grande valore storico: Mario Avagliano racconta al pubblico di Tarquinia e di Book&Wine il dramma della deportazione politica – e, in generale, del lager – e lo conquista e commuove. Immagini, testimonianze, storie e parole che hanno lasciato il segno nei presenti, catturandone l’attenzione e toccandone l’animo, facendo rivivere in una maniera davvero efficace le paure, le sofferenze e gli orrori dei protagonisti e delle vittime di una pagina così drammatica della storia.
In una sala ISDER gremita – presenti anche numerosi studenti dell’IIS Cardarelli di Tarquinia – la presentazione di “Voci dal lager” inizia in maniera subito toccante, con le note del canto che, secondo l’autore, meglio evoca le atmosfere della Resistenza italiana: “E io ero Sandokan”, opera della mente creativa di Armando Trovajoli, la notizia della cui scomparsa era giunta poche ore prima dell’evento. Sentito l’applauso del pubblico in omaggio al grande compositore.
Poi una serie di letture – lettere, diari, bigliettini – che, con la voce degli attori del Teatro Popolare di Tarquinia , hanno trasmesso le emozioni e sensazioni dei deportati: alcuni riusciti a far ritorno a casa, altri perduti negli oscuri, tremendi destini della prigionia e dei campi di detenzione, lavoro o concentramento. Il tutto con il sapiente filo conduttore di Avagliano, abile nel sottolineare gli ideali e le speranze di coloro che a pieno diritto possono dirsi eroi della Resistenza.
“Grazie Mario Avagliano – le parole a conclusione del presidente dell’Università Agraria, Alessandro Antonelli – Grazie perché rivivere ogni volta, nel corso della ricerca e durante simili presentazioni, sensazioni tanto dure e forti, rende anche te un eroe”. Parole condivise, nel corso della chiacchierata con l’autore, anche dall’assessore Alberto Blasi, che nell’introdurre la serata ha voluto omaggiare il ricordo di Spartaco Compagnucci leggendo una sua testimonianza su un rastrellamento nazista alla Roccaccia.
Particolare è stato anche l’intervento di Giovanni Palombi, titolare della Tenuta Sant’Isidoro – l’azienda che ha messo a disposizione il vino, Forca di Palma, che ha accompagnato l’incontro con l’autore – che ha ricordato i racconti del padre, testimone a Roma della partenza dei convogli che deportavano, in condizioni drammatiche, i prigionieri nei campi.