Scaldacollo a nascondere il viso, occhiali da sole e dal cappuccio della felpa: è così che un diciassettenne tarquiniese, peraltro – come si è soliti dire – “di buona famiglia”, ha tentato di rapinare, nel pomeriggio di ieri, un bar della vicina periferia di Tarquinia.
“M’annoiavo, cercavo emozione, volevo fare come nei videogiochi”: queste le motivazioni addotte dal ragazzo, subito dopo che la Polizia l’aveva tratto in arresto. E così anche Tarquinia vive l’esperienza del disagio giovanile che sfocia in atti non solo vandalici, ma persino criminali.
Come detto, il fatto è avvenuto attorno alle 16 di giovedì 17 febbraio: impugnando una pistola beretta 7.65 – che è poi risultata essere una scacciacani alla quale era stato asportato il tappo rosso – e di un pugnale di notevole dimensione, il giovane ha fatto ingresso nel locale, puntando la pistola al volto della titolare e richiedendo l’incasso della giornata. La bravura della commerciante e della collaboratrice che era con lei all’interno del bar è stato di non perdere il controllo della situazione, riuscendo addirittura a comporre, senza che il rapinatore se ne accorgesse, il numero del Commissariato di Polizia.
Da qui all’arresto, il passo è stato brevissimo: grazie anche al nuovo piano di controllo del territorio – che ha ulteriormente accelerato i tempi d’intervento – gli uomini guidati dal Vice questore Riccardo Bartoli hanno in breve tempo circondato il bar, per poi fare irruzione e trarre in arresto il giovane.