Lettere al Direttore: “A proposito della salvaguardia del territorio”

Riceviamo e pubblichiamo

“Gli architetti ai candidati: “ E’ ora di rigenerare l’Italia”. Progettare un futuro migliore: a partire dal superamento dell’attuale <delirio normativo> per poi attuare <un piano di rigenerazione urbana sostenibile>. E’ questo il monito lanciato ieri dal Consiglio nazionale degli architetti ai candidati premier alle prossime elezioni. < E’ giunta l’ora di rigenerare l’Italia>, hanno spiegato, < perché solo una politica seria di riuso porta a risparmi veri e alla crescita>. Al prossimo Parlamento gli architetti  chiedono tra l’altro  politiche per <smettere di consumare suolo, assicurare agli italiani case sicure anche demolendo e ricostruendo, incentivare i risparmi energetici ed idrici, la messa in sicurezza sismica, razionalizzare il ciclo dei rifiuti fin dentro casa, realizzare infrastrutture digitali utili a ridurre la mobilità tradizionale>.

Da Il Correre della Sera del 14.02.2013

Il contenuto dell’’articolo sopra virgolettato, apparso sul Corriere della sera di giovedì u.s., mi ha fatto tornare alla mente un articolo postato sull’Extra e pubblicato in data 3 ottobre 2011 con il quale esponevo un mio pensiero circa l’importanza delle scelte politiche nella programmazione del nuovo strumento urbanistico comunale (PUGC) in fase di redazione. In particolare evidenziavo la necessità è l’importanza di limitare al minimo l’uso di nuovo territorio per l’espansione urbana, specie quella della costa, a vantaggio di un recupero delle molteplici aree e volumi esistenti dismessi, da “riusare” per lo sviluppo  abitativo, produttivo e dei servizi ai cittadini.

Nello specifico indicavo la possibilità di ridurre drasticamente le vecchie previsioni, non ancora attuate, per nuovi insediamenti in località S. Giorgio, sia in termini di indici edificatori individuando in tali aree insediamenti turistici, come di fatto sarebbero, sia in termini di uso del suolo, riducendo i comprensori – specie quelli posizionati a ridosso della riserva naturale delle saline – creando conseguentemente grandi zone di invarianti (mantenimento delle attuali vocazioni agricole con particolare riguardo al comprensorio irriguo della Maremma Etrusca oggetto di consistenti investimenti di denaro pubblico, delle riserve naturali, nonché delle aree archeologiche di maggior pregio).

Tali scelte, oltre a ridurre sensibilmente il consumo del suolo, avrebbero indirizzato lo sviluppo urbano a ridosso dell’attuale centro abitato con risparmi sui costi per la realizzazione prima, ed il mantenimento poi, dei servizi pubblici, dell’ordine di molte centinaia di migliaia di euro che necessariamente graverebbero sulle tasche dei cittadini residenti.

A quello che mi è dato conoscere a tutt’oggi, la scelta politica non sembra aver indirizzato i progettisti in tal senso, anzi, le notizie di stampa degli ultimi giorni lasciano intravedere una programmazione caratterizzata da ulteriore uso di suolo agricolo a tutto vantaggio di iniziative imprenditoriali, quale risulta essere quella del grande parco tematico della “Roma Vetus”, che sottrarrebbe circa 110 ettari di terreno agricolo per la realizzazione di un parco tematico che riprodurrebbe la Roma imperiale, ricostruita nei minimi dettagli storici.

Lontano dal voler polemizzare su tali scelte, vorrei più semplicemente che chi oggi decide sul futuro di tutti noi, ponderi attentamente le scelte urbanistiche di ciò che sarà  l’eredità per le nostre future generazioni tenendo conto delle naturali vocazioni del territorio, anche a fronte dei contenuti dell’appello degli architetti italiani da me pienamente condiviso.

Luigi Calandrini