Consigli di cinema: le recensioni di Marco- Captain America: Brave New World

di Marco Poggi

Il 35° lungometraggio dei Marvel Studios, coprodotto dalla Disney, che detiene da almeno 15 anni i diritti sui personaggi creati da Stan Lee, è basato sulle avventure di Sam Wilson (Anthony Mackie), quel supereroe volante afro-americano, chiamato Falcon che affiancava Steve Rogers (Chris Evans), il primo Capitan America, e che è diventato il nuovo supereroe a stelle e strisce, ereditandone lo scudo, perché Steve si era ritirato dalle attività, invecchiato e felice, alla fine di “AVENGERS ENDGAME”, del 2019. A differenza di Steve, però, Sam non ha preso il siero del super soldato, accontentandosi delle sue ali (fatte di Vibranio, super-metallo che si trova nell’immaginario regno africano del Wakanda, del misterioso, ma non troppo, re Pantera Nera), del suo addestramento fisico e del leggendario scudo/boomerang del vecchio Cap.

Film che è la continuazione della serie TV “FALCON AND THE WINTER SOLDIER”, del 2021, disponibile su Disney Plus, ma anche de “L’INCREDIBILE HULK”, del 2008, e del discusso lungometraggio “ETERNALS”, del 2021, perché compiono il generale Ross, che ha fatto carriera diventando prima un politico di spicco e qui il presidente USA (non più impersonato dallo scomparso William Hurt, ma da Harrison Ford), sua figlia Betty (Liv Tyler, che compare in una sola scena), il bieco Samuel Sterns (Tim Blake Nelson), detto il Capo, che ha un’intelligenza potenziata ai raggi gamma, che gli ha deformato la faccia, e il gigantesco Celestiale, emerso dalle acque verso la fine del sopracitato film sugli Eterni. La trama è un complicato puzzle politico, atto a far scatenare una guerra per l’Adamantio (prezioso minerale che si trova nell’isola celestiale, che è stato impiantato anche nel corpo del mutante Wolverine), fra America e Giappone, e per far comparire un Hulk dal colore rosso, che altri non è che la rappresentazione della rabbia di un invecchiato presidente Ross, che prende pillole Gamma, per poter placarsi e star meglio, senza capire che sono quelle che scatenano di più la sua rabbia. Nella mischia vengono coinvolti il nuovo Falcon Joaquin Torres (Danny Ramirez), assistente di Sam, un’ex-Vedova Nera (Shira Haas) e soprattutto Isaiah Bradley (Carl Lumbly), un ex-Capitan America afro, che agiva negli anni’50, a cui il Capo cerca di distruggere la reputazione.

Un film che poteva spaccare al botteghino, ma che, però, si è rivelato uno dei tanti prodotti intermedi Marvel, forse anche a causa del protagonista, Anthony Mackie, che non è mai stato un Will Smith, o un Eddie Murphy, o un Denzel Washington, ma una spalla di un personaggio più importante. Il Falcon divenuto Capitan America esiste anche nei fumetti, e affianca Steve Rogers in molte battaglie, ma qui riesce a stento a combattere il boss della Società dei Serpenti (Giancarlo Esposito), pagato dal Capo, e a fermare l’Hulk rosso, che lo riduce a mal partito. A parte le belle scene di volo, le trame di Sterns e i combattimenti, questo film vede in primo piano il Ross senza baffi di Harrison Ford, che fa dell’ex-inseguitore di Hulk, un altro dei suoi eroi cinematografici (Han Solo, di “STAR WARS”, Rick Deckard, di “BLADE RUNNER”, e Indiana Jones). A me, Hurt, come Ross non mi aveva quasi mai convinto molto, Ford, invece, si prende tante, anzi troppe scene, non a caso è il coprotagonista (Ford fu presidente USA, anche nel film d’azione “AIR FORCE ONE”, del 1997, ma lì faceva anche l’eroe ammazza terroristi), nonché capo di Capitan America/Falcon, il quale si chiede se è adatto o meno a fare Cap e a non prendere il siero che lo renderebbe più forte e potenziato. L’Hulk rosso, che compare alla fine del film, era stato annunciato in pompa magna nei trailer, facendo credere che sarebbe stato lui il vero cattivo, invece è solo una pedina del Capo.

Un film molte volte rimontato, riscritto e rigirato, che alla fine lascia un po’ l’amaro in bocca, perché essendo anche un seguito dell’unico film di Hulk, del 2008, si sperava che accanto al nuovo Capitan America ci fosse anche il golia verde, perché il Marvel Cinematic Universe, detiene i diritti di ben due colossi verdi a raggi gamma (l’originale, interpretato prima da Edward Norton – che ha lasciato, perché non interessato a mescolare il suo Hulk con gli Avengers – e poi da Mark Ruffalo e la She-Hulk, super-avvocatessa in verde di Tatiana Maslany, nota per una serie TV, del 2022) e qui non li usa. A differenza di “CAPTAIN AMERICA THE WINTER SOLDIER”, del 2014, e di “CAPTAIN AMERICA CIVIL WAR”, del 2016, col vecchio Steve Rogers, questo “CAPTAIN AMERICA BRAVE NEW WORLD” è ciò che volevo vedere con Chris Evans, cioè un film su Capitan America che combatte le minacce che tormentano l’America di oggi (il terrorismo e la guerra), senza parate di supereroi illustri, che gli fanno da spalla (gli Avengers, Spider-man e il primo Falcon). Certo, anche qui ci sono altri supereroi, ma sono meno efficaci del Cap/Falcon, inoltre si respira un’aria di patriottismo americano, che non si respirava dai tempi dal capostipite, “CAPTAIN AMERICA IL PRIMO VENDICATORE”, del 2011. Resta, però, un film confuso e riuscito a metà.