(s.t.) In attesa di scoprire, oggi, i risultati delle amministrative, Tarquinia analizza quelli delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
Il primo dato, quello dell’affluenza, rispecchia quello nazionale: nonostante il forte traino della concomitanza con le comunali, affluenza in calo e oltre 150 schede in meno, ieri sera, nelle urne, rispetto a cinque anni prima (9.983 del 2019 contro i 9.828 di oggi). Il dato ancora più evidente riguarda i voti validi: allora furono 9.480, ieri sono stati solo 8.950, con un ammontare di schede bianche (412) e nulle (458) quasi raddoppiato rispetto alla consultazione precedente.
Come reso evidente dai due grafici realizzati e diffusi dal Comune di Tarquinia, l’andamento dei risultati a distanza di cinque può apparire speculare: in entrambe le occasioni c’è un partito dominante – allora fu la Lega, con 4.051 preferenze e quasi il 43%, oggi è Fratelli d’Italia con 3.456 e il 38% – che amplifica, a Tarquinia, il risultato ottenuto a livello nazionale. Restando nel centrodestra, le altre due forze di coalizione oggi si attestano assieme attorno al 15% (equamente distribuito tra Forza Italia-Noi Moderati e Lega), assommando nella città etrusca un risultato “di squadra” che sfiora il 54%, un paio di punti più in basso rispetto a quanto ottenuto, sommando le forze di centrodestra, cinque anni fa. Da segnare che la candidata della Tuscia, riferimento di FdI, Antonella Sberna, chiude a Tarquinia con 675 voti.
Capitolo centrosinistra: rispetto al 2024, il Partito Democratico (passando da 1.526 preferenze a 1.647, cioè dal 16% al 18%, comunque lontano dal dato nazionale che lo pone al 24%) si riprende la leadership rispetto al Movimento 5 Stelle, che scende da 1.744 a 1.092, chiudendo con un 12% comunque superiore al risultato nazionale. Sommando i risultati di Verdi e Sinistra e Azione, il fronte che a Tarquinia si presenta coalizzato, almeno alle comunali, arriva attorno a un 40% complessivo: un dato pressoché perfettamente in linea con quanto si ottiene sommando i risultati delle forze riconducibili al centrosinistra alle europee di cinque anni fa.
Curiosità sulle preferenze: già detto della Sberna, Meloni vince il confronto con Schlein, a Tarquinia, con 1.175 voti contro circa 360 (ma questo dato non è ufficiale, manca ancora qualche dato). 400 le preferenze per Vannacci (circa due terzi dei voti della Lega), oltre duecento per Tajani.
Come questi dati possano anticipare una lettura del risultato comunale è difficile a dirsi, sia per la presenza di candidati e liste civiche che potrebbero modificare la distribuzione dei voti che per la componente personale che caratterizza il voto in una competizione locale. Chiaro che soprattutto il risultato della forza politica trainante della coalizione a sostegno di Alessandro Giulivi, FdI, evidenzi un possibile vantaggio del sindaco uscente anche nello spoglio di oggi, ma le variabili da considerare sono troppe: sarà riuscito Giulivi stesso a trattenere queste preferenze, senza farle erodere dagli altri candidati riconducibili al centrodestra? Francesco Sposetti avrà saputo mantenere stabile (o magari avrà incrementato) quel bacino di voti europei resistendo all’assalto di altri candidati? E il ruolo da battitore libero di Renato Bacciardi sarà stato in grado di mescolare talmente tanto le carte in tavola da rendere illeggibile il voto europeo in chiave comunale?
In fondo, sono le stesse domande che Tarquinia si pone da un mese: per avere le risposte, serve attende una manciata di ore per lo spoglio amministrativo.