Riceviamo da Giovanni Marchetti e pubblichiamo
Lunedi 22 aprile ricorre la 54esima giornata mondiale della Terra, nata per ricordare e incentivare l’impegno di ognuno di noi nel promuovere la conservazione dell’ambiente, la biodiversità, lo sviluppo sostenibile e l’agricoltura responsabile. Su quest’ultimo punto l’Università agraria gioca un ruolo fondamentale, chiamata nella gestione virtuosa del bene pubblico collettivo di oltre 6mila ettari di terreno. Una responsabilità importante.
Purtroppo, però, come tutti ben sappiamo, su questa provincia così bella, ricca e rigogliosa si è abbattuto lo spettro della costruzione di un deposito nazionale di scorie nucleari. E’ stata la Sogin che, su indicazione del Ministero, ha tracciato una mappa di siti potenzialmente idonei (Cnapi), individuandone ben 21 su 51 nella sola provincia di Viterbo. Parliamo del 41 percento di possibilità. Una percentuale mostruosa e assolutamente insostenibile dal punto di vista ambientale. Numerose sono state le prese di posizione da parte della politica, dei biodistretti e dei comitati ambientalisti per scongiurare questa scelta scellerata.
Il nostro gruppo “Civici per l’Agraria 2024”, che ha nella sua missione la valorizzazione del territorio, si oppone alla creazione dei siti per il deposito nazionale in quanto individuati con superficialità e non tenendo in debito conto le caratteristiche del territorio, senza contare gli eventuali gravissimi danni da contaminazione radioattiva delle falde idriche che rappresentano una risorsa idropotabile fondamentale per la collettività. Inoltre, ai fini agricoli, il locale consorzio eroga acque destinate all’irrigazione di vasti appezzamenti che, se venissero malauguratamente contaminate, produrrebbero ricadute tragiche sull’economia cittadina.
Noi ci siamo e lo dimostreremo nelle sedi opportune. La vita di questo territorio, le sue bellezze storiche e naturalistiche, ma soprattutto la sua vocazione agricola sono e resteranno per noi dei beni intoccabili che tuteleremo con ogni mezzo. Ce lo chiedono i cittadini, ce lo chiede l’Europa. Non a caso il secondo goal dell’Agenda 2030 sollecita gli Stati e, dunque, qualsiasi realtà portatrice di interesse, a sviluppare progetti utili a garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e promuovere pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a conservare gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, alle condizioni meteorologiche estreme, alla siccità, alle inondazioni e agli altri disastri, e che migliorino progressivamente il terreno e la qualità del suolo.