Riceviamo da SI Circolo di Tarquinia e pubblichiamo
Sono in provincia di Viterbo 21 dei 51 siti individuati dal Ministero dell’Ambiente per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Una concentrazione quantomeno insolita, che suscita legittimi interrogativi su quanto la scelta sia dettata da criteri tecnico-scientifici di idoneità dei siti e quanto da considerazioni relative alle possibili opposizioni e resistenze delle comunità locali.
La scarsa densità demografica e la debolezza occupazionale, analoghe esperienze passate insegnano, possono infatti costituire un fattore di arrendevolezza, quando non di aperto favore all’insediamento di impianti dalla discutibile salubrità. Questo chi governa lo sa e tende a giocarci sopra per dividere l’opinione pubblica dei territori interessati in un’iniqua contrapposizione fra diritto alla salute e diritto al lavoro.
Ora si parla di un cantiere da 900 milioni di euro e 4.000 operai, che potrebbero scatenare gli appetiti di amministratori pubblici bramosi di compensazioni, ditte ansiose di subappalti e politicanti soliti promettere e mercanteggiare posti di lavoro in cambio di voti, creando un partito locale pro-scorie. Chi pensa però all’interesse di lungo periodo del territorio non deve però dimenticare innanzitutto che si tratta di lavori tutto sommato effimeri (4 anni previsti), in genere appannaggio di appaltatori non del luogo che si portano i loro trasfertisti (con qualche beneficio sì per le attività ricettive fuori stagione, ma ben poca cosa a fronte del danno d’immagine per il turismo) e soprattutto che lo sviluppo deve sempre tenere conto della salute degli abitanti, come Taranto e Seveso tragicamente insegnano, tanto per citare due episodi fra i tanti. Ma anche della salute morale di un territorio: quei 900 milioni di appalti infatti non fanno gola solamente ai notabili locali, ma anche alle mafie, duttili a infilarsi in ogni business, che potrebbero riversare i loro investimenti in zona per ripulire capitali di dubbia provenienza, come spesso accade quando si realizzano mega-impianti.
Alta la guardia quindi per tutte le forze civiche e democratiche perché essere la pattumiera nucleare d’Italia potrebbe significare anche un ulteriore infiltrazione criminale nelle nostre terre, in cambio di effimeri ed esigui benefici economici.