Riceviamo da ANBI Lazio e pubblichiamo
Nei giorni scorsi, presso la sala riunioni della Cooperativa Ortofrutticola a Tarquinia, si è tenuta una riunione alla presenza dei consorziati irrigui della importante zona denominata del Boligname. L’area che supera i 200 ettari, registra la produzione delle più importanti colture ortofrutticole della piana.
Le parole dei tecnici del Consorzio
Dopo le analisi legate ai consumi e alle domande irrigue, i tecnici del Consorzio hanno illustrato il lavoro svolto per potenziare l’impianto calendarizzando dei sopralluoghi nelle singole aziende che saranno utili per analizzare lo scenario, i consumi e le necessità di acqua sia nel comprensorio che fuori. Obiettivo è migliorare l’offerta irrigua attraverso la creazione di un apposito modello ingegneristico che tenga conto degli impianti e delle caratteristiche tecniche tra cui i diametri delle bocchette e, soprattutto, le portate richieste. Tra una decina di giorni si terrà una nuova riunione per analizzare quanto emergerà a seguito dei sopralluoghi e le scelte da compiere di concerto con gli imprenditori agricoli che non solo hanno ringraziato ma hanno sottolineato l’importanza di questo lavoro che negli anni non era mai stato concretizzato e che alla luce della siccità dei mesi scorsi è oltremodo importante.
La riunione ha fatto seguito all’incontro del Consiglio e del Comitato dell’Ente che si sono svolti, sempre a Tarquinia, nelle scorse settimane, presso la sede di Via Garibaldi. Segno tangibile ed evidente dell’attenzione e della sensibilità che la governance del Consorzio riserva, sin dall’avvio della fusione del 2020, al territorio che, tra l’altro, è stato oggetto di recente dell’assegnazione di importanti finanziamenti.
La critica al Comune di Tarquinia
Durante la riunione del Consiglio è stato stigmatizzata, con forte amarezza, la recente decisione assunta dal Primo Cittadino di Tarquinia che, con una nota a Sua firma, ha ufficializzato la decisione di non poter più garantire l’utilizzo dell’immobile denominato “Ex centro consorziale per la sperimentazione idroponica” al Consorzio.
“Pur comprendendo le necessità espresse nella nota dal Sindaco – hanno sottolineato con disappunto i Consiglieri – circa la possibilità di adibire la struttura per il comando della Polizia Locale, la procedura utilizzata, nonché le modalità per la recessione del contratto in essere, che era nato grazie alla volontà dell’ex Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca di voler perfezionare il passaggio formale dall’Agenzia del Demanio, oltre 20 anni fa, non sono state la traduzione di un atteggiamento di dialogo, sinergia e collaborazione che, tra Enti dovrebbe costituire una costante. Il Consorzio a Tarquinia, così come nel resto del perimetro e, per quanto possibile anche negli oltre 130 comuni del proprio territorio, pone sempre ai primi punti della propria attività la concertazione. I locali della ex sede idroponica sono stati utilizzati, da sempre, per rimessa dei mezzi e del materiale utile alle riparazioni, nonché per spogliatoio degli operai e anche per le riunioni assembleari”.
“Una lunga storia ed una tradizionale e concreta collaborazione si vuole cancellare con un atto che per quanto ne sappiamo – hanno detto i Consiglieri del Consorzio – sembra neppure abbia trovato la piena condivisione del Consiglio comunale, almeno da quanto apparso, senza smentita, anche sui media. Peccato davvero dover registrare tutto quanto ciò che pone in difficoltà l’operatività della struttura in un momento particolare e delicato come quello attuale. Dal canto nostro restiamo a disposizione dei Cittadini oltre, ovviamente dei Consorziati e delle imprese del territorio rispondendo alle criticità che vengono rappresentate come quella legate ai lavori nelle strade rurali svolti di recente grazie anche all’Università Agraria”.
“Non possiamo però non intervenire – hanno detto i Consiglieri – visto anche le dichiarazioni che in uno degli ultimi Consigli Comunali sono state rilasciate dal Sindaco e da qualche Assessore che dovrebbe ben conoscere le nostre esigenze unitamente alla nostra storia e non esprimersi per nostro conto con affermazioni fantasiose non solo non confacenti con la realtà ma, soprattutto, mai condivise con nessuno della nostra struttura”.