(s.t.) L’IMU è tema caldo, e lo si capisce dal fatto che, nelle chiacchiere cittadine, spesso non si parla d’altro. La più diretta conseguenza per la politica cittadina è stata un’affluenza notevole e rumorosa al consiglio comunale che venerdì 8 giugno ha deliberato sulle aliquote dell’imposta municipale propria, in un clima surriscaldato un po’ dal tema, un po’ dalla temperatura, un po’ dal fatto che l’assise è iniziata con oltre quaranta minuti di ritardo nell’attesa che terminasse il convegno medico in corso nella sala consiliare.
Dopo di che, approvato in breve ed all’unanimità la delibera sull’avvio dell’attività dei mercato stagionali (operativi da domani, 10 giugno, sino al prossimo 30 settembre), è partita la discussione che ha monopolizzato gran parte del pomeriggio politico tarquiniese.
Partiamo dalla notizia “definitiva”: la maggioranza ha approvato compatta la proposta di delibera in discussione, invece bocciata da tutta l’opposizione. Da ciò, derivano per i cittadini tarquiniesi le seguenti aliquote IMU: 0,4% per l’abitazione principale e per le relative pertinenze, 0,1% per i fabbricati rurali ad uso strumentale, 0,76% per i terreni agricoli e per le unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali A10, B, D e C (quelle, per intenderci, utilizzate per attività artigianali, produttive e lavorative), 1,06% per le aree fabbricabili e 0,96% per tutti gli immobili diversi da quelli dei punti precedenti. La delibera prevede anche tutta una serie di detrazioni sulla prima casa.
Ad aprire la discussione è stata la lettura, da parte del presidente del consiglio, di una lettera a firma congiunta delle rappresentanze sindacali agricole, che richiedono una riduzione delle percentuali sui terreni agricoli. La battaglia portata avanti dall’opposizione, quindi, s’è svolta su due fronti: da una parte il tentativo di chiedere una riduzione delle aliquote, dall’altra quello di rinviare la discussione.
A proporre una riduzione selezionata delle aliquote è stato Cesare Celletti (Movimento 5 Stelle), che in un emendamento ha proposto l’abbassamento delle aliquote relative ai terreni agricoli ed ai fabbricati legati ad attività produttive, “per evitare l’ulteriore soffocamento delle realtà che, a Tarquinia, producono ricchezza, garantiscono occupazione e che, per questo, devono essere sostenute e tutelate”.
La mozione dei consiglieri Meraviglia, Voccia, Maneschi e Serafini mirava invece a rinviare la votazione, ottenendo la possibilità di discutere in commissione per meglio comprendere i termini economici della questione. Tanto che, alla fine, la discussione è diventata un botta e risposta proprio su questo: come è possibile votare sulle aliquote se non è possibile conoscere i termini del bilancio in prossima approvazione, né le voci di spesa in esso contenute.
Su tutto, la posizione del sindaco Mazzola, che ne ha per tutti. A partire dal Governo. “Chi ha concepito l’IMU è matto da legare – attacca – Lo stato chiede a noi comuni di fare da esattori, vuole il 3,8 per mille fisso sui terreni come su altre pertinenze e noi dobbiamo mettere queste aliquote per garantire i servizi al cittadino. Ed il peso lo abbiamo distribuito su tutte le categorie, perché io non voglio fare discriminazioni: a Montalto hanno tenuto bassa l’aliquota sui terreni, è vero, ma hanno colpito pesantemente le attività produttive”.
A condire il piatto, vari siparietti con la platea ed un battibecco a tratti pittoresco con Pietro Serafini, nell’imbarazzo del presidente del consiglio Palmini, in balia dell’euforia verbale dei due contendenti.
Dopo l’alzata di mani che fissa le quote per l’IMU, la sala si svuota. Passano quasi inosservati il voto sulla modifica del regolamento comunale (all’unanimità s’è stabilito di abbassare da dieci a otto il numero di consiglieri necessari a garantire il numero legale, adeguandolo alla nuova composizione dell’assemblea) e quello sulla composizione delle commissioni consigliari.
E, immeritatamente, viene snobbata anche la mozione che esprime le perplessità e preoccupazioni del consiglio in merito alla “proposta di legge della Regione Lazio n. 226 del 2011 in materia di “sistema integrato degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella Regione Lazio”. Una legge la cui approvazione finirebbe per delocalizzare il sistema del sostegno sociale, riducendone peraltro all’osso il personale attivo nei singoli comprensori. Votata dalla maggioranza e da Celletti, con l’astensione degli altri cinque consiglieri d’opposizione, la questione merita ulteriori approfondimenti.