Riceviamo da Sinistra Italiana, coordinamento di Tarquinia, e pubblichiamo
Quando si privatizza un monopolio naturale come l’acqua potabile, le cose che possono accadere sono tre:
1) che si alzino le tariffe all’utenza;
2) che si taglino i fondi per il personale, la manutenzione e gli investimenti;
3) che il gestore privato accumuli debito.
Con Talete S.p.A. sono successe praticamente tutte e tre le cose ed ora, come ultima soluzione, si adotta di privatizzare ulteriormente questo bene essenziale.
Se prima le azioni della S.p.A erano tutte in mano pubblica (cioè dei Comuni dell’Ato), ora il 40% sarà ceduto a soggetti privati e tutto questo secondo quanto votato quasi unanimemente dall’Assemblea dei Sindaci interessati.
Privati che “miracolosamente” dovrebbero accollarsi le perdite della società e generosamente portarla in pareggio anziché cercare il profitto com’è normale che sia. Una pia quanto ingenua illusione che viene spacciata dall’amministrazione provinciale di Alessandro Romoli come l’unica via d’uscita possibile: “There is no alternative”, come diceva Margaret Thatcher.
Anche dieci/quindici anni fa, quando si obbligavano i Comuni a entrare in Talete l’adesione alla S.p.A. veniva spacciata come l’unica strada sostenibile “perché i Comuni non c’avevano più i soldi per assumere i fontanari” secondo alcuni lungimiranti amministratori locali. Salvo poi vedere Talete subappaltare le manutenzioni alle stesse ditte che prima venivano incaricate direttamente dalle amministrazioni comunali per fare tali servizi.
Oggi siamo qui a piangere su una società al crac finanziario e si dà pateticamente la colpa a quei Comuni che non accettarono di entrare in Talete: secondo i difensori della scellerata privatizzazione, sarebbero stati loro infatti non compartecipando al bilancio della S.p.A., a condurla al dissesto. Peccato si trattasse solo di piccoli Comuni che per Talete integrarli nel servizio idrico rappresentava più un costo che un ricavo e non aveva infatti nessuna voglia di prenderseli in carico.
Ma le menzogne sulla privatizzazione salvifica proseguono anche in spregio all’esito del referendum del 2011 e alla legge regionale del 2014 sull’acqua pubblica, entrambi con esito contrario alla privatizzazione! Ora aspettiamo di vedere quali caritatevoli benefattori entreranno nel capitale della Talete S.p.A. e quali misure prenderanno per risanare i bilanci… qualcosa ci dice che non saranno ne nell’interesse dell’utenza e ne dei lavoratori dipendenti della società. L’appuntamento è per la prossima ricapitalizzazione… nella tornata successiva privatizzeremo le restanti quote?