Riceviamo e pubblichiamo
Aprirà al pubblico venerdì 8 settembre, alle 18, all’auditorium San Pancrazio, al civico 15 di via delle Torri, nel centro storico di Tarquinia, la mostra del ceramista Marco Vallesi intitolata “ciò che si vede è”. L’esposizione è promossa dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia (Stas), con sostegno del Ministero della Cultura (MiC), e s’inserisce nell’ambito del Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano-Vasco Palombini”, la biennale d’arte che la Stas organizza per valorizzare la produzione ceramica contemporanea, artistica e artigiana, la quale, nella cittadina tirrenica, affonda le sue radici in pratiche antiche, tanto da essere stata a pieno titolo accolta nell’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC).
La mostra, che fa parte del percorso espositivo inaugurato lo scorso 25 agosto con l’installazione “contemporanea etrusca” nel cortile di palazzo Vitelleschi, omaggio agli Etruschi e alla loro cultura, rappresenta, in un’epoca scandita dalla progressione tecnologica e dall’avvento di una nuova era, quella della “intelligenza artificiale”, in cui ogni campo dello scibile umano sembra destinato ad essere creato e gestito dagli algoritmi, un atto di resistenza contro la superficialità e la banalità dell’omologazione digitale. Con “ciò che si vede” Vallesi tenta perciò di sottrarre all’invasività della “fabbrica dei bisogni”, fondata in massima parte sulla inarrestabile inondazione di suggestive e illusorie immagini diffuse dai media, quella parte di immaginario già catturata dalla virtualità e dall’effimero per restituirla a una valutazione fondata sull’osservazione diretta, non mediata, non condizionata.
La ricerca, il viaggio, l’intreccio infinito tra percorsi fisici ed astratti e le suggestioni date da un paesaggio, quello della Tuscia, rappresentano il piano su cui si tracciano le linee guida di un progetto ancora in itinere. L’idea è quella di costruire una sorta di “grammatica” in grado di fornire una possibile leggibilità a questo linguaggio ceramico-territoriale. L’alfabeto è quello delle molecole; l’ortografia è fatta di dosi, di miscele tra geologia, fisica e chimica; la sintassi è fondata sulle nozioni governate dalla poesia. Sono le pietre, le sabbie, le argille e gli altri materiali, come le ceneri delle essenze locali, reperibili nel variegato territorio della Tuscia le sostanze miscibili, sovrapponibili o complementari a formare nuovi e inusuali impasti e smalti ceramici. Gli oggetti in mostra, come pagine da leggere con leggerezza, poiché scevre di sovrastrutture narrative artificiosamente confezionate, sono presenze testimoniali di una sintesi visiva che intende tenere in bilanciato equilibrio i processi tecnici dai quali si innescano le tonalità, le varianti cromatiche e le texture con l’espressione delle forme su cui si fissano i sudati procedimenti.
Per la mostra, che ha come media partner le riviste “La Ceramica Moderna & Antica” e “D’A, Design e Artigianato, Arti Applicate e Decorative”, è stato pubblicato da Archeoares Edizioni un catalogo dedicato, in cui attraverso parole e immagini è raccontata la genesi dell’esposizione, che sarà visitabile tutti i giorni (ingresso livero) fino a domenica 1° ottobre tutti i giorni dalle 10 alle 12,30 e dalle 17 alle 19, grazie a un accordo di collaborazione con l’Anteas (Associazione Nazionale tutte Età per la Solidarietà), i cui volontari garantiranno l’apertura dell’auditorium San Pancrazio e il servizio di sorveglianza.