Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore, consentimi un contrappunto alla tua analisi con qualche dato in più, tra quelli ufficiali forniti ieri dal Ministero dell’Interno. Anzitutto il dato sull’affluenza ai seggi. Su 13.926 aventi diritto i votanti sono stati 10.653, pari al 76,49 %. Nel 2007, al primo turno, aveva votato l’81,6%, al ballottaggio il 77,9 %. Il dato registra pertanto una flessione, ma è da considerarsi nella media se confrontato con l’affluenza alle ultime consultazioni elettorali (alle politiche del 2008 aveva votato il 79,8 % al Senato e l’80,2 % alla Camera, ma alle regionali 2010 si era recato al voto solo il 65,7 %). Il dato più evidente è che il sindaco uscente Mauro Mazzola ha ottenuto quasi il doppio dei voti del suo principale sfidante: 5.254 contro 2.805, pari al 50,76 % contro il 27,10 %. Uno scarto, come tu stesso ammetti, difficile a prevedersi alla vigilia del voto.
Il Partito Democratico (28,22 %) è di gran lunga il primo partito cittadino e il suo elettorato si conferma come il più stabile, sebbene in termini assoluti il PD registri una lieve flessione. Alle comunali di cinque anni fa DS e DL-Margherita ottennero rispettivamente il 20,2 % e il 10,1 %, il PD alle politiche del 2008 si attestò su una media del 33,7 %, alle regionali 2010 ottenne il 31,78 %. Il dato sulla stabilità è confortato anche dal fatto che le tre liste civiche compresenti nel medesimo schieramento a sostegno di Mazzola non hanno drenato voti dal bacino del PD. Anzi. Lusinghiero il risultato della lista civica a sostegno di Mazzola (10,49 % – la lista che potrebbe considerarsi analoga, Lista civica Mauro Mazzola sindaco, nel 2007 ottenne il 9,2 %) e ancor più sorprendente quello della Lista civica Polo dei moderati: nata da una scissione dell’UDC ha ottenuto il 10,06 %, con 980 voti. Sorprendente soprattutto se si considera che l’UDC in appoggio di Alfio Meraviglia, nello schieramento avverso, ha comunque ottenuto un ottimo 7,21 % (dato addirittura superiore alle ultime elezioni comunali, quando, presente con lista propria e candidato sindaco Renato Bacciardi, l’UDC ottenne il 5,1 %). Ragioni diverse e di difficile misurazione hanno concorso a tale risultato; l’elettorato ha comunque vistosamente premiato la scelta di Renato Bacciardi e di quelli che definisci “esiliati”, senza però penalizzare il suo partito di origine. E un bacino di consenso di tutto rispetto nell’area genericamente intesa come UDC, rappresenterà, a mio avviso, un dato potenzialmente molto appetibile nei prossimi scenari della politica locale.
Il tracollo del PDL è più che allarmante. FI e AN cinque anni fa (senza dimenticare che nel 2007 la Lista Civica Giulivi per Tarquinia le superò entrambe con quasi il 14 %) registravano un consenso del 24,6 % equamente suddiviso con uno scarto di appena 20 voti (12,4 % contro 12,2%), il PDL alle politiche del 2008 ebbe il 47,4 % e alle ultime regionali, due anni fa, il 30,86 %. Se anche si escludono questi ultimi dati dalla comparazione, i voti in termini assoluti (solo calcolando i dati delle comunali) si sono poco meno che ridotti ad una terza parte. Il dato è appena mitigato se si considerano i consensi (791) alla lista Centro Destra – Minniti sindaco, (sufficienti a garantire al candidato sindaco Cristiano Minniti un posto in consiglio comunale e, non è da escludere, ostacolo ad una emorragia di voti ancora più pesante) che porta al netto della comparazione col PDL precedentemente unito al 18,31 %, con una perdita di voti comunque superiore al migliaio. Un bilancio durissimo dunque per tutto il centro destra, come tu scrivi. Ma rispetto al quale, mi permetto di segnalare, l’affermazione personale di giovani come Manuel Catini (206 preferenze) o Alessio Gambetti (158 preferenze) può fornire un’indicazione valida e positiva. E rispetto al quale la definizione data da Minniti ai suoi 791 voti, “vittoria bellissima” (verrebbe spontaneo aggiungere “bellissima, ma pur sempre di Pirro”), fa già presagire che c’è qualcuno più che disponibile a presentarsi al tavolo degli sconfitti per raccogliere i cocci.
Il risultato delle liste civiche con propri candidati sindaci (Movimento 5 stelle – Beppe Grillo al 5,21 %, Lista Spazio Aperto al 4,62 %, e Per il Bene di Tarquinia 2,86 %) è da valutare in base all’obiettivo che ciascuna di essa si era prefisso. Ad esempio, il Movimento 5 stelle potrà giudicare il proprio mezzo migliaio di voti (appena un soffio sarebbe bastato per ottenere un seggio) un motivo più che discreto per inaugurare la sua presenza nel territorio, sulla scia di quanto sta avvenendo altrove, per la verità con ben maggiore rilevanza in termini di voti. Tuttavia la ventilata ipotesi che tali liste civiche avrebbero drenato sensibilmente voti al centrosinistra si è rivelata poco più di un’illusione: ora si impone piuttosto, agli sconfitti e non solo, una severa riconsiderazione del perché i temi della tutela del territorio, così fragorosi nel loro programma e nella loro esperienza militante più recente, abbia incontrato una timidissima, modesta risposta nel corpo elettorale e si sia rivelata tutt’altro che decisiva nel contrastare il sindaco uscente.
Mauro Mazzola, con la vittoria al primo turno e in questo scenario, ottiene così due risultati. Primo: sindaco per cinque anni grazie a una manciata di voti, si appresta ora ad esserlo per altrettanti con un vantaggio nettissimo. Secondo: egli si avvia ad amministrare la Città alla testa di un partito solido in termini di consensi e con una maggioranza pensata e costruita sin dagli inizi della campagna elettorale e in cui la fedeltà del principale alleato, Renato Bacciardi, è stata anch’essa chiarita da tempo e ora consacrata dai voti portati in dote alla coalizione, risparmiandosi ogni eventuale contrattazione fra primo e secondo turno sulla quale, negli ultimi tempi, la fantasia di molti si esercitava in scrupolosi – e alcuni, col senno di poi, ridicoli – calcoli.
Caro direttore, in conclusione, appena un pensiero sulla domanda che poni ad Alfio Meraviglia: “Chi te lo ha fatto fare?”. Son solo io a pensare che il destinatario di un quesito simile debba essere un politico all’apogeo dei suoi consensi e alla conclusione della carriera e non un giovane che dalla politica deve e sa aspettarsi l’altare del successo e la polvere della sconfitta?
Tiziano Torresi