Riceviamo dal Comune di Tarquinia e pubblichiamo
Goli Otok è un isolotto croato di tre chilometri per tre incastonato nel cuore dell’Adriatico, a pochi passi dall’Italia. L’isola Calva – così il suo nome può essere tradotto in italiano – prende il nome dal suo aspetto: è una piccola isola rocciosa battuta dalla bora e quasi priva di vegetazione, diventata tristemente nota nel secondo dopoguerra.
Qui, infatti, sorgeva un campo di rieducazione politica della Jugoslavia in cui il dittatore jugoslavo Josip Broz Tito imprigionò circa trentamila oppositori, tra cui centinaia e centinaia di italiani. Il campo fu chiuso nel 1956, dopo otto lunghi anni di attività. Delle persone internate, quattromila morirono dopo atroci sofferenze.
Per far sapere ciò che è accaduto, a guerra finita, in questo infernale campo di concentramento, è stata allestita, nei saloni della biblioteca comunale in Palazzo Bruschi di Tarquinia la mostra didattica “Goli Otok, l’Isola degli orrori” che verrà inaugurata il prossimo venerdì 31 marzo alle ore 16,00.
L’esposizione, costituita da 13 pannelli e corredata da fotografie di Ivo Saglietti, permette anche al visitatore meno informato di capire ciò che è stato il campo di rieducazione voluto dal Maresciallo Tito per sbarazzarsi dei suoi oppositori. La mostra è stata ideata dall’Unione degli Istriani in collaborazione con il quotidiano “Il Giornale” e con il patrocinio della Città di Tarquinia.
“Le istituzioni hanno il dovere di ricordare con opportune manifestazioni quanto di atroce è accaduto nel nostro recente passato” dichiara il Sindaco Alessandro Giulivi. “La verità storica va sempre ricercata e perseguita, anche oltre le versioni ufficiali. Grazie, dunque, ai giornalisti che fanno chiarezza su queste storie lungamente tenute nell’ombra”.
Dopo il taglio del nastro, avrà luogo una conferenza tematica dal titolo “La storia negata di Goli Otok” che vede relatore Fausto Biloslavo, giornalista, scrittore e reporter di guerra, profondo conoscitore della storia del nostro confine orientale nel secondo dopoguerra, e introdotta dal coordinatore regionale del Lazio dell’Unione degli Istriani, Simona Pellis, che dichiara: “Questa mostra è uno dei modi molto efficaci per far conoscere i tragici eventi, taciuti per decenni, che travolsero le popolazione delle nostre terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, inducendole ad un dolorosissimo esodo. Noi figli di quegli esuli non ci stancheremo mai di far luce su tali vicende, perché le nuove generazioni sappiano e le vittime innocenti abbiano almeno il conforto di un riconoscimento tardivo delle proprie sofferenze”. La mostra potrà essere visitata fino al 30 aprile, dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00; il sabato dalle ore 16.30 alle ore 18.30.