(a.m.v.) L’architetto Renzo Chiovelli con Vania Rocchi e Giulia Maria Palma fanno conoscere il restauro delle mura viterbesi al V Congresso a Ciudad Real, nella Mancia, in Spagna.
“Le tecniche costruttive delle mura difensive medievali della città di Viterbo”, di Renzo Chiovelli (Sapienza – Università di Roma), Giulia Maria Palma (Université Lumière – Lyon 2), Vania Rocchi (C.I.S.Sa.S) saranno l’oggetto infatti della conferenza al Congresso spagnolo. Chiovelli fa presenti alcuni passi del loro intervento. “Per poter restaurare vari tratti di cortine murarie, torri e porte delle mura urbane medievali della città di Viterbo è stato necessario condurre approfondite analisi conoscitive relative agli aspetti costruttivi delle varie differenti parti che costituiscono l’intero perimetro murario urbano. – riferisce – La cinta delle mura viterbesi, infatti, è caratterizzata dalla stratificazione di murature appartenenti a vari secoli e quindi presenta caratteristiche tecniche delle apparecchiature murarie che risultano anche fortemente differenziate tra di loro.
Le tecniche costruttive e gli elementi costitutivi impiegati nella realizzazione dei vari tratti e dei differenti livelli che compongono tali cortine murarie, variano, a seconda dell’età in cui sono state costruite. Si iniziarono a costruire le mura attuali con i cosiddetti ‘blocchi:, particolarmente bassi rispetto a quelli delle epoche precedenti, che in questo caso risalgono alla fine dell’XI secolo. Seguirono le cosiddette apparecchiature a ‘conci’, che furono impiegate nel XII secolo e nella prima metà del XIII per innalzare le cortine originarie e dotarle di più ampie torri. Successivamente, dalla metà del XIII secolo fino ad oltre la metà del XV fu impiegato un particolare tipo di apparecchiatura tipica di Viterbo: le ‘petrelle’. Oltre che per le murature, le apparecchiature viterbesi si distinguono anche per altri elementi costitutivi, come delle zeppe di protezione dei giunti verticali delle commessure e un particolarissimo tipo di giunto di malta nelle commessure che è tipicamente viterbese, essendo stato adottato a partire dalle opere edilizie sorte con la presenza della Curia papale in città”. Chiovelli specifica infine che se “manca tale conoscenza di queste specifiche caratteristiche delle tecniche costruttive murarie viterbesi del Medioevo, i lavori – conclude che dovrebbero essere di restauro conservativo, potrebbero portare alla cancellazione e perdita di elementi che costituivano la vera essenza estetica e strutturale delle mura nell’epoca d’oro di Viterbo”.