Riceviamo da Fabio Viscarelli e pubblichiamo
I graffiti costituiscono uno straordinario documento storico, linguistico-culturale, poiché veicolano messaggi a graffio su pietra occasionali, individuali o collettivi “ad memoriam” rendendoli eterni. Attraverso l’uso di simboli e figure, l’individuo esprime la sua opinione e creatività artistica con una forte e impellente necessità comunicativa rivolta a potenziali osservatori.
Questo studio ha per oggetto i graffiti realizzati dai Templari di Corneto sia all’interno dei loro edifici che all’esterno, all’aperto per le strade del centro storico del paese in riferimento alla sua estensione nel periodo coevo del XIII sec. Buona parte di questi sono stati rinvenuti e decodificati nei miei due precedenti studi sulle Chiese templari di Santa Maria in Castello e del Salvatore nonché all’interno della tomba etrusca Bartoccini in località Monterozzi, dacché questa ricerca è solo un completamento argomentativo necessario dovuto alla varietà di tracce lasciateci.
Poco sappiamo dei Templari di Corneto che prestarono la loro benefica opera militare e assistenziale per più di centocinquant’anni, in una città portuale crociata impegnata con ogni mezzo allo sforzo bellico in Terrasanta, data la scarsità assenza di fonti storiche, perdute, sottratte o distrutte. A ciò si aggiunga, all’ indomani della bolla di papa Clemente V “Vox clamantis in excelso” del 22 marzo 1312 in cui si ordinava lo scioglimento dell’Ordine del Tempio, la furia iconoclasta scatenata da papi e vescovi quale “condanna della memoria” affinché venisse distrutta ogni loro opera e sapere. Nel 1316 papa Giovanni XXII ordinò con bolla ” Damnatio memoriae” ed un decreto del 1325, di rimuovere, scalpellare tutte le croci e i simboli templari da pietra ed intonaci, ed ogni altra traccia per cancellarne il ricordo in eterno.
I graffiti ci vengono ora in aiuto per conoscere e capire questi monaci guerrieri, i loro stati d’animo, le idee, i motivi profondi della loro scelta monastica al servizio degli altri, dei deboli e dei bisognosi, in un’epoca disgraziata di guerre, povertà, analfabetismo, epidemie e carestie in cui Dio era tutto e sopra ogni cosa.
I simboli dell’iconografia tradizionale cristiana e della mitologia celtica proto- germanica raffigurati, ci dicono che i Templari si preoccupavano del destino della loro anima perché sapevamo che il paradiso e la vita eterna fossero unicamente raggiungibili attraverso la conoscenza del bene e del male, la preghiera, la meditazione, le opere e le virtù con la carità e l’umiltà, fino all’estremo sacrificio della vita come Cristo per amore. La ricompensa ultraterrena di una vita terrena di sacrifici senza premio in pace ed in battaglia. L’egoismo individuale che si annulla totalmente ed incondizionatamente nel bene altrui.
Sono chiari segnali del loro passato e presenza che gli studiosi devono saper cogliere perché parte di una realtà storica altrimenti sconosciuta che andrebbe perduta. La storia dei Templari di Corneto è la storia della civiltà tarquiniese, di cui il paese può orgogliosamente farsi vanto. Faccio dono al Comune di Tarquinia anche di questo mio terzo studio così da restituire ai tarquiniesi un patrimonio storico unico.