Riceviamo da Alberto Tosoni e pubblichiamo
Aumento della produzione di vitelli, stipendi sempre pagati, foraggio interamente autoprodotto, utilizzo dell’utile per pagare vecchi debiti: sulla gestione del centro aziendale della Roccaccia ho preferito che raccontasse la realtà dei fatti chi lo ha gestito negli ultimi 5 anni: Ascenzio Benedetti.
Convincerlo non è stato facile, perchè si tratta di una persona di poche parole, notoriamente dedita al lavoro, allergica alla propaganda ed alle promesse, ma da sempre molto vicina al comparto agricolo e zootecnico locale.
Il suo commento sulla gestione del patrimonio zootecnico è chiaro: “Per quanto riguarda il bestiame, quando sono entrato ho trovato una mandria di circa 250 capi che hanno prodotto 52 vitelli; abbiamo dovuto acquistare 26.000 euro di foraggio, visto che il nostro non era sufficiente. Dall’anno successivo abbiamo ridotto la mandria a circa 130 capi, ma con una produzione di vitelli dai 70 agli 80 capi per anno. Ora il foraggio prodotto in azienda è più che sufficiente”. Una gestione la cui efficienza rispetto al passato è documentata nei fatti, dunque. “L’azienda oggi incassa attorno ai 300 mila euro annui tra contributi pac, bestiame e grano. Pagate tutte le spese avanza un utile anche superiore al 40%. Utile che purtroppo finisce nelle casse dell’Ente per contribuire a pagare le pendenze ed i debiti che abbiamo ereditato dalle altre amministrazioni. Per questo fin’ora non abbiamo potuto investire quell’utile come avremmo voluto nel centro aziendale”. E Benedetti tocca anche un altro tasto importante: “Per prima cosa abbiamo rinunciato alle indennità da amministratori. E poi come priorità abbiamo sempre mantenuto gli stipendi ai nostri dipendenti, che sono la forza trainante dell’azienda”.
Benedetti ha anche rimarcato come un tempo il centro aziendale fosse un fiore all’occhiello, ricordando persone a suo dire di esempio, come Bonelli, Perugini e Mancinelli; poi è arrivato il degrado. “Non punto il dito contro nessuno, perchè la colpa per me è di tutte quelle gestioni, succedute nel tempo, che hanno pensato più alle feste popolari che all’azienda”.
Credo che le parole di Ascenzio Benedetti facciano ben capire lo stato dei fatti. Ai grandi strateghi che puntano il dito, rispondo che è facile criticare la gestione di un Ente sofferente non certo per colpa nostra: prima che parlare di altro, facessero i conti con quell’ordinario che hanno contribuito ad affogare, come ben sanno, motivo per il quale alle ultime elezioni nemmeno hanno avuto il coraggio di presentarsi.
Per quanto riguarda il divertente riferimento alle nostre “scarpe sporche di fango”, penso che ai Tarquiniesi non interessi leggere certe criticucce fini a sè stesse. Noto soltanto, da cittadino, che un consigliere comunale dovrebbe pensare più a fare opposizione all’Amministrazione Giulivi, che ad attaccarsi ai modi di dire di Alberto Tosoni (che probabilmente gli evocano immagini sconosciute e per questo percepite come bucoliche e strappalacrime).