Riceviamo dalla Provincia di Viterbo e pubblichiamo
Quella di oggi non è una data come tante per l’Italia, ma è il giorno scelto per celebrare l’Unità Nazionale e le Forze Armate del nostro Paese. Una giornata nata per stringere tutti gli italiani in unico abbraccio e per ricordarci sempre che, qualunque siano le sfide che ci si pongono davanti, saremo sempre in grado di fornire eccezionali prove di coesione sociale.
In questa giornata un pensiero commosso va a quanti si sono sacrificati per la Patria. Il nostro è stato infatti un lungo e travagliato percorso storico che ci ha portati ad essere quello che siamo oggi: un Paese sovrano, libero e democratico. Non solo nelle istituzioni, ma nelle coscienze di ognuno di noi. Se oggi infatti il rispetto delle libertà individuali e collettive ci sembra scontato e doveroso, lo dobbiamo ai tanti che hanno pagato con il sangue il proprio amore per la democrazia.
Ma se da una parte oggi ricordiamo il valore dell’Unità Nazionale e il coraggio di chi si è adoperato per raggiungerla, dall’altra dobbiamo rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i professionisti delle nostre Forze Armate che operano in Italia e all’estero in difesa della democrazia. Donne e uomini impegnati negli scenari più disparati, anche tragici e pericolosi, che con spirito di sacrificio e abnegazione presidiano la sicurezza internazionale. Non solo la nostra, ma anche quella di tanti popoli che vedono nella presenza dei militari italiani in loco una garanzia di pace e stabilità. La professionalità delle nostre Forze Armate, sia all’interno dei confini nazionali che nell’ambito di missioni internazionali, è dunque un profondo motivo d’orgoglio per tutti noi. È la certezza che dietro la divisa c’è sempre il rispetto dell’altro e l’amore per la pace.
La pace, appunto. Quella che dallo scorso 24 febbraio abbiamo visto venire meno nel cuore dell’Europa a causa dell’illegale invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Laddove pensavamo di aver archiviato per sempre il fragore delle armi, sono tornate ad esplodere le bombe. Quando la guerra è iniziata, il nostro Paese non ha avuto il minimo dubbio dalla parte chi stare: quella di chi sta difendendo la democrazia europea contro un esercito invasore. Perché, come ci ricorda la Costituzione, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Questa non è una frase su un pezzo di carta. Questa è ciò che ci definisce nel mondo.