Riceviamo da Sinistra Italiana – Circolo di Tarquinia e pubblichiamo
Con lo stesso entusiasmo e con la stessa determinazione con cui in questi ultimi giorni ci siamo presentati sulla scena politica ed amministrativa di Tarquinia costituendo il Gruppo “SI Sinistra Italiana”, molti anni fa con l’idea di condivisione delle risorse del territorio per un loro utilizzo intelligente ed etico, facemmo, come gruppo di Ingegneri della Progettazione e Tecnici di manutenzione, un sopralluogo nella Centrale idroelettrica della ex Cartiera sul fiume Marta, ormai da tempo abbandonata.
Lo scopo era quello di verificare la possibile messa in servizio dei due vecchi gruppi e la produzione di energia pulita per la nostra città. Sarebbe stato un fiore all’occhiello davanti a tanta devastazione dell’ambiente. L’impresa, inizialmente ci sembrò impossibile. Appena entrati nella sala di produzione avemmo la sensazione di aver superato lo “stargate” cioè una sorta di porta sul passato ed essere catapultati all’indietro nel tempo, fino al 1916, vale a dire a quando la centrale fu costruita ed iniziò a funzionare. Funzionò per moltissimi anni, crediamo ininterrottamente fino alla sua dismissione negli anni ’70. Un museo di archeologia industriale, il quadro di parallelo su un piano di marmo e gli strumenti di controllo dei tempi dei nostri nonni. Poi la meraviglia: due turbine idroelettriche, di cui ancora una girava, lentamente trascinata dall’acqua del fiume che scorreva sotto.
Dopo i primi minuti di sbigottimento e di emozione, trovandoci davanti ad uno spettacolo di desolazione ed abbandono, cominciammo a fare una lista dei lavori, sia sulla centrale, sia su tutti i manufatti esterni come le opere di presa dell’acqua, le saracinesche delle chiuse a supporto della produzione. Il principio che ci guidò fu quello di rimettere in servizio almeno una turbina (ragionevolmente quella che ancora girava) per potere produrre energia al più presto e far guadagnare il Comune immediatamente e poi, con gli introiti di cassa, iniziare la manutenzione della seconda turbina. L’impatto economico sarebbe stato minimo ed, intelligentemente distribuito nel tempo.
Poco tempo dopo venimmo a sapere che un nostro amico ingegnere, (scomparso da pochi anni) da solo, aveva fatto il medesimo progetto. Tutto rimase nel cassetto! Ti faremo sapere!
Gli anni, tanti, sono passati da quei giorni ed oggi, con poco meno della spesa per l’acquisto del trenino, avremmo acceso la luce nelle strade di Tarquinia e nelle nostre case con l’energia prodotta da quella Centrale. Intelligentemente!
Anzi, forse, non ci saremmo neanche trovati nella condizione per la quale il Comune di Tarquinia si è dovuto costituire in giudizio contro il ricorso per risarcimento danni presentato dalla Società IES – Iniziative Energetiche Sostenibili s.r.l. di Brescia dinanzi al TSAP – Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, per un importo di circa 3,43 milioni di euro, e riguardante una concessione di derivazione d’acqua per uso idroelettrico in prossimità della “ex cartiera”, e tutto ciò a seguito della sentenza definitiva e non impugnata del TSAP (Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche) che ha condannato in via solidale le parti convenute tra i quali il Comune di Tarquinia.
Tra l’altro, nella sentenza si riporta che… “In conclusione, in accoglimento del gravame anche le concessioni rilasciate ad Energie Nuove devono essere annullate. L’annullamento appena pronunciato non può che inficiare in via derivata le procedure autorizzative semplificate numero 49 e 50 del 2016, relative alla realizzazione delle due centraline di Energie Nuove…” A questo punto ci chiediamo se il Comune di Tarquinia abbia mai appurato se tali opere siano legittime o meno e se nel caso di illegittimità è prevista la demolizione. Comunque oggi siamo in una situazione del tipo… oltre al danno anche la beffa, tanto paga Pantalone!