Riceviamo dal Presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli e pubblichiamo
Oggi ricorre il Giorno della Memoria, che ogni anno siamo orgogliosi di commemorare per ricordare le vittime dell’Olocausto e non dimenticare il folle progetto nazista di sterminio di ebrei, slavi, omosessuali, oppositori politici e minoranze etniche.
Quanto successo in quei terribili anni nel cuore dell’Europa è più vicino a noi di quanto pensiamo ed è una lezione che in nessun modo e in nessun momento possiamo permetterci di dimenticare. La potente e scientifica macchina della morte nazista è stata il risultato di un’ideologia folle e delirante che pure ha trovato largo seguito in diversi paesi europei, ognuno con la propria declinazione. Hanno prevalso la paura, la diffidenza, l’intolleranza. Un seme di odio era stato piantato in seno al vecchio continente, che pian piano ha germogliato e ha dato i suoi frutti insanguinati.
E questo, non dobbiamo mai scordarlo, ha riguardato anche l’Italia. Alla fine degli anni Trenta gli ebrei italiani, fino all’avvento del fascismo perfettamente integrati nella società e nelle istituzioni, si sono trovati da un giorno all’altro ad essere i nemici del popolo.
Probabilmente in Europa non ci sarà mai una seconda Shoah. Ma il razzismo e l’antisemitismo sono ancora presenti nella nostra società. Molto spesso leggiamo sui quotidiani di episodi di intolleranza, violenza e odio. Vanno necessariamente combattuti, ma con la cultura, il confronto e la memoria. Ecco il senso di questa giornata: insegnare la tolleranza e ricordare di cosa è capace l’uomo se in preda alla paura e all’odio.