Riceviamo da Alessandro Romoli e pubblichiamo
Esistono diversi modi di intendere e fare politica, ed esistono diverse tipologie di amministratori. C’è chi ci mette la faccia e si batte quotidianamente per il proprio territorio, e chi preferisce invece muoversi sul piano degli attacchi personali sottraendosi alle proprie responsabilità istituzionali.
All’assemblea dei sindaci della Tuscia che si è tenuta nel pomeriggio di ieri abbiamo avuto modo di osservare entrambe le tipologie. Dispiace però rilevare come il collega Alessandro Giulivi, sindaco di Tarquinia e candidato alla presidenza della Provincia di Viterbo, non presente in aula ma collegato da remoto, abbia deciso ancora una volta di anteporre le logiche dello scontro politico e personale al sano e costruttivo dibattito in sede assembleare.
Ieri noi sindaci della Tuscia ci siamo riuniti per discutere e votare il Bilancio di previsione 2022/2024, un ambizioso documento contabile che intende incidere concretamente e positivamente sul nostro territorio con 40 milioni di investimenti nei prossimi due anni. Anziché partecipare alla discussione ed eventualmente presentare degli emendamenti, il sindaco di Tarquinia candidato alla presidenza della Provincia ha abbandonato la seduta. Come pretesto ha addotto il fatto che l’approvazione di un documento così importante a cinque giorni di distanza dalle elezioni provinciali possa per un qualche non meglio specificato motivo favorire la mia candidatura alla carica di presidente. Il tutto seguito poi dalla pubblicazione di un comunicato stampa imbarazzante.
Occorre allora fare delle precisazioni. Pensare che la convocazione di un’assemblea con sessanta sindaci sia stata studiata a tavolino in qualche oscura stanza del potere per fare in modo che si tenesse strategicamente a pochi giorni dal voto provinciale è a dir poco assurdo. Non c’è nessuna macchinazione oscura, semplicemente dicembre è il termine previsto dalla legge per proporre il documento di bilancio. Sono quattro anni che la Provincia di Viterbo rispetta questo termine e ciò ha consentito di lavorare in maniera più intensa e veloce, con ricadute positive per i comuni e tutti i cittadini. Questo, a mio modo di vedere le cose, è un merito e una dimostrazione di responsabilità. Ricordo al collega Giulivi, qualora ce ne fosse bisogno, che l’approvazione del documento entro i termini stabiliti dalla legge non è altro che un modo per mettere la prossima amministrazione provinciale nelle condizioni di lavorare fin da subito ed evitare così rallentamenti che non servono a nessuno. E questo vale per chiunque vinca le elezioni.
Giulivi sostiene poi che gli amministratori hanno avuto poco tempo a disposizione per visionare la documentazione. In realtà abbiamo avuto venti giorni per farlo, direi un tempo più che sufficiente per analizzare il contenuto e pensare ad eventuali emendamenti da proporre in assemblea. Anzi, farlo avrebbe rappresentato un virtuoso momento di confronto. Due anni fa insieme ad altri consiglieri provinciali abbiamo presentato molte proposte di emendamento al bilancio di previsione, ma lo abbiamo fatto studiando i documenti di bilancio e battendoci in aula per quello che ritenevamo più opportuno, non abbandonando la seduta come ha invece fatto ieri il primo cittadino di Tarquinia.
Mi rendo conto che questa prassi richiede tempo e competenza dei quali nessuno di noi è pari dotato. Il ricorso, lo ricordo, fu presentato perché in seguito a quella battaglia alcuni sindaci, tra cui il sottoscritto, ritennero sussistere alcune carenze tecniche in ordine al quorum costitutivo dell’assemblea dei sindaci. Invece presentarsi all’assemblea, recitare una dichiarazione di voto e subito dopo andarsene non significa dialogare, ma fare un monologo. Non siamo un coro con il solista, siamo una provincia che si confronta punto su punto.
In conclusione non posso non spendere qualche parola riguardo al comunicato stampa che il sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi ha inviato ieri ai giornali. Giulivi, simpaticamente, mi definisce una “causa persa” e questo lasciamolo dire agli amministratori elettori il prossimo sabato. Ma la cosa che mi appare grave e senza precedenti è la sua dichiarazione quando sostiene che la mia sarebbe una candidatura “sempre più offuscata dalla vicende personali”.
Signor Giulivi, non so chi siano i suoi informatori. O meglio, lo so fin troppo bene. Le assicuro che io sono una persona perbene e onesta. Mi rendo conto che la mia visione della politica e dell’impegno amministrativo siano distanti dai suoi, che addirittura si sente in diritto di rilasciare il marchio di appartenenza centro destra/centro sinistra come un novello Catone il Censore. Sono anche consapevole che lei predilige ossequiosi dipendenti a validi collaboratori e al dialogo. Diciamo che ritiene più sbrigativo ordinare ed essere obbedito. Dal canto mio, preferisco invece concentrare la mia attenzione sull’ascolto delle amministrazioni comunali, sulle necessità del territorio, sulle strade da sistemare, sulle scuole da ristrutturare, sull’ambiente da salvaguardare. Per il resto ci pensi lei. Sono certo che, come Garibaldi con Vittorio Emanuele, troverà sul suo percorso qualcuno che saprà meglio del sottoscritto confrontarsi con lei nel modo che più le aggrada, ovvero dialogando nell’unica forma da lei conosciuta e gradita: “maestà obbedisco”.