Evidenziare i punti salienti che hanno caratterizzato la storia della compagnia aerea di bandiera nazionale Alitalia in questo esatto momento storico, è come poter analizzare il cambiamento inevitabile che sta attraversando il nostro Paese in questi ultimi anni. In particolare, durante il periodo pandemico, tutti coloro che sono strettamente collegati ai fenomeni sociali e occupazionali italiani, hanno visto accelerare i processi in cui la responsabilità delle politiche economiche non dipende più dalla semplice matrice di stampo nazionale ma da quella europea in qualsiasi decisione chiave sia per l’industria che soprattutto per il settore occupazionale.
In questi ultimi giorni del mese di agosto, continua l’iter costitutivo di ITA. La strada resta ancora in salita, in quanto già dai primi passi della nuova compagnia aerea di bandiera, bisogna fare i conti con un organo sovranazionale, ovvero la Commissione sulla concorrenza europea. Essi hanno gli occhi puntati su ITA in quanto le regole sulla concorrenza e sugli aiuti di stato del vecchio Continente sono stati raggirati in più occasioni. Proprio in questi giorni, è stata chiesta una netta discontinuità tra il vecchio vettore Alitalia e la nascente compagnia statale. In particolare è stato richiesto di vietare le assunzioni nella nuova compagnia aerea degli ex dipendenti di Alitalia. Inoltre hanno chiesto di iniziare l’operatività a partire dal prossimo 15 ottobre con soli 52 aerei contro i 118 attuali di Alitalia, questo vuol dire che senza prospettive di sviluppo sul lungo raggio, su 10.500 lavoratori verranno assunti solamente 2750-2950. Ovviamente, questo piano di ridimensionamento industriale imposto dalla Commissione sulla concorrenza europea non convince i sindacati delle diverse categorie, sia per l’esiguità del numero di assunzioni e sia per il numero ridotto di aeromobili tale da avvantaggiare le compagnie di volo straniere data anche la cessione del 57% degli slot su Roma Fiumicino e del 15% degli slot su Milano Linate. Sullo sfondo non è difficile intravedere una strategia del patron di Ryanair, Micheal O’Leary, intenzionato a occupare gli spazi lasciati liberi da ITA.
Purtroppo i problemi legati alla nuova compagnia aerea di bandiera, o meglio al settore dell’aviazione civile italiana, sono datati; le incertezze e le tante difficoltà hanno sempre accompagnato la precedente compagnia aerea Alitalia durante tutti gli anni della sua vita. Anche con i primi sviluppi del piano di risanamento del Recovery Plan, a partire dal precedente Governo Conte, si è sempre dato un ruolo di primo piano nel risanamento dell’aviazione civile, settore che, soprattutto negli ultimi anni non ha mai smesso di perdere soldi, commenta l’analista Finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.
Prima di addentrarci nell’analisi dei motivi principali che hanno contribuito alla chiusura di Alitalia, partiamo dallo stato di accusa che ha sempre pesato sulle sorti di Alitalia come “carrozzone spreca soldi” a partire dai primi anni 90 quando in Europa iniziò il processo di liberalizzazione del traffico aereo; in particolare by passando gli eventi storici degli ultimi venti anni, oggi ci troviamo al cospetto di un’azienda il cui quadro che emerge non è per niente edificante dovuto principalmente ai leasing gonfiati in modo sproporzionato, eccessive retribuzioni ai dirigenti, manager inadeguati, ingerenze politiche, lavoratori iper privilegiati, strategie suicide e sprechi di ogni tipo; di fronte a questa situazione appare legittimo procedere a chiudere definitivamente bottega per Alitalia e di staccare la spina al buco nero per eccellenza dell’economia italiana, per evitare di dover ripianare parte delle perdite per altri decenni coi soldi dei contribuenti, caricandone il resto sui bilanci di aziende in salute, che finirebbero per ritrovarsi sul groppone l’insostenibile pesantezza di un’azienda incapace di produrre valore.
Di seguito elenchiamo i motivi principali che hanno contribuito alla chiusura di Alitalia e che l’hanno accompagnata durante la sua storia aziendale:
– Negli ultimi anni Alitalia ha perso una grossa fetta della quota di mercato a causa della fortissima crescita dei competitor low cost sia nelle tratte nazionali che internazionali.
– Dal punto di vista strategico è una compagnia non più appetibile con una quota di mercato che a stento raggiunge il 15%, trasportando in media nei cieli italiani 8 passeggeri stranieri su 100, tale situazione fa perdere alla compagnia qualche centinaia di milioni di euro ogni anno.
– Tra il 1989 e il 2017, la compagnia di bandiera italiana ha chiuso in passivo 15 esercizi su 18, cumulando 6 miliardi di perdite a valori correnti.
– Scelte strategiche sbagliate, negli ultimi anni i vari amministratori che si sono succeduti hanno indirizzato buona parte dei voli su distanza brevi e di media gittata dove la concorrenza è più agguerrita con presenza di compagnie low cost, mentre sono state abbandonate tratte lunghe dove si può guadagnare di più e la concorrenza è meno agguerrita.
– Esosi esborsi, in particolare sul carburante pagato negli ultimi anni circa il 20% in più rispetto al valore medio di mercato; sugli aeromobili presi a leasing con rate mensili che superavano il 15% rispetto al valore medio di mercato ed anche sulla manutenzione a terra.
– Chi lavora in Alitalia ha dei privilegi che non ha nessuno altro dipendente pubblico, sia in materia di piano pensionistico che di contributi da versare.
– Da vent’anni a questa parte, si sono succeduti Ceo e commissari straordinari che non avevano nessuna esperienza nel settore aeronautico.
– I prestiti statali che sono stati concessi ad Alitalia durante gli ultimi 20 anni, per ripianare i bilanci in rosso, buona parte di essi non sono mai stati restituiti; tutto ciò ha contribuito a far lievitare il dissesto nelle casse statali.
– Lo Stato italiano, non può più sobbarcarsi l’onere di coprire le perdite di Alitalia, in quanto ha già un debito pubblico pari al 132% del Pil ed una crescita stimata tra lo 0,3 e lo 0,4%
Infine, come previsto la nuova compagnia di bandiera ITA, che sostituirà in toto Alitalia, partirà il 15 ottobre; il pacchetto di interventi prevede una discontinuità totale ed una riduzione dei costi, degli slot e della flotta aerea. Quindi non ci sarà nessuna sorpresa, anzi la discontinuità di ITA sarà totale come è stata ufficialmente richiesta dalla commissaria Vestager a capo della Commissione sulla concorrenza europea.
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