(s.t.) Tapefeed, il duo italiano composto dal veneto Rick Vayo e dal tarquiniese Alessandro Boni, attivi ormai da anni sulla scena techno di Londra, saranno dj resident al Fabric, club storico della capitale britannica.
Per i due ragazzi, conosciutisi a Londra e capaci di intraprendere un percorso comune che va avanti ormai da qualche anno, si tratta di un passaggio prestigioso, inedito per due artisti italiani, naturale sviluppo di una crescita artistica che da tempo li vede protagonisti in un’altra venue tra le più importanti a Londra, il Village Underground, senza dimenticare esperienze e tournée europee e internazionali e un’attività di produzione musicale che sta vivendo una svolta ambiziosa e interessante.
“Eravamo nei radar del Fabric già da un po’ – spiegano Alessandro e Rick – poi la pandemia aveva un po’ rimescolato le carte. Ora che a Londra si torna a suonare nei club ci hanno chiesto di essere dj resident e domenica scorsa, per la prima volta, abbiamo suonato in un party: e quanto è stato strano farlo, dopo tanto tempo, davanti a così tanta gente. Quasi ci eravamo scordati quanto alto fosse il volume della musica in un club!”.
Un’esperienza che tutti speriamo possa tornare a essere una piacevole normalità, come prima della pandemia, ma che intanto per Ale e Rick proseguirà, nel corso dell’anno, con una serie di date nel club di Farringdon, la prima delle quali a inizio settembre al fianco di un’icona della consolle come Jeff Mills.
Intanto il percorso Tapefeed spazia in ambiti nuovi, sempre con sullo sfondi suoni elettronici: prima Home Of Sound, una piattaforma educativa dedicata alla musica elettronica per mantenere in rete anche durante la crisi covid protagonisti e amanti della musica elettronica, e ora un’etichetta, Inveterate – anche questa pensata in tempo di pandemia e appena lanciata – “nata con l’intento di mantenere i controllo sulla nostra musica, senza dover aspettare le scelte delle case di produzione o vederci limitati in contenuti e significati”.
“Vogliamo concentrarci sul nostro suono e sulla nostra visione, concentrandoci sul pubblicare e supportare artisti che condividono le nostre opinioni sonore e che possono aiutarci a formare ulteriormente il suono dell’etichetta. L’obiettivo è stimolare i produttori a uscire dai canoni della techno, ad infrangere le regole, e a pensare fuori dagli schemi per lasciare più spazio possibile alla creatività, trovando così elementi nuovi e inaspettati. A Detroit, in fondo, la techno era nata così, come genere di rivoluzione, politico: un senso che, via via, si è poi perso. Ci piace, invece, tornare a parlare tramite la musica di problematiche, stimolare riflessioni in chi vive l’esperienza musicale da tutti i punti di vista: quello musicale prima di tutto, ma anche visivo, concettuale ecc.”