Riceviamo e pubblichiamo
Sono stati celebrati ieri mattina a Tarquinia, con grande solennità, i novecento anni della fondazione della Chiesa di Santa Maria in Castello, un capolavoro dell’arte romanica e un simbolo della città tirrenica e della Diocesi tutta. La Messa, nel giorno anniversario della consacrazione, è stata presieduta dal vescovo Gianrico Ruzza e concelebrata dall’intero presbiterio diocesano. Presente anche monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, che prima dell’eucaristia è stato relatore nell’incontro mensile di ritiro del clero con una riflessione spirituale sulla figura di Maria, Regina della creazione.
«Siamo in questo tempio mirabile – ha affermato all’inizio della celebrazione monsignor Ruzza rievocando la storia insigne dei nove secoli della chiesa – per rendere gloria a Dio di questo capolavoro della fede e dell’arte della nostra terra. In questa chiesa noi siamo chiamati non solo a contemplare un’autentica architettura dello spirito e un monumento nazionale ma anche a custodire un’eredità feconda. Occorre impegnarci perché questo luogo così caro a tutti noi torni a nuova vita, nella liturgia, nella vita della nostra Chiesa e nell’animazione culturale, secondo lo spirito del mio predecessore, l’amato Carlo Chenis, che proprio oggi, quattordici anni fa, vi celebrò il centenario della dedicazione».
Monsignor Guido Marini ha tenuto l’omelia, dedicata al significato del tempio di Dio fatto di pietre come immagine straordinaria della Chiesa tutta. «Lo splendore di questa Chiesa di Santa Maria in Castello ci ricorda che la Chiesa è splendente di bellezza non perché è opera nostra ma perché è opera di Dio. Lui l’ha fondata e Lui, come proclama il Vangelo di oggi, la chiama “sua”, perché gli appartiene, perché la ama come una sposa. Queste pietre sono perciò il simbolo delle pietre vive e scelte con le quali si edifica il tempio spirituale che è la Chiesa tutta, alla quale noi apparteniamo e che dobbiamo sempre di più amare, perché creatura prediletta del Signore».
Per la solenne liturgia è stato collocato sopra il ciborio un crocifisso ligneo artistico, di foggia medievale e, nel presbiterio, una copia della Madonna del Pastura. Il canto sacro è stato animato dalla Cappella Musicale del Duomo di Tarquinia.