Riceviamo dal Movimento Civico per Tarquinia e pubblichiamo
Ci ricolleghiamo all’identificazione delle 67 aree idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani e pertanto, dopo aver attentamente letto il Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, non possiamo non evidenziare l’articolo 5 dello stesso in merito ai requisiti richiesti agli operatori e dove, al punto 2, si cita: “Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanarsi entro 30 giorni dall’emanazione della delibera CIPE di cui all’articolo 26, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99, sono definiti i criteri esplicativi dei requisiti di cui al comma 1, nonche’ le modalità per la dimostrazione del possesso dei requisiti stessi”.
E qui ci viene da domandare… ma Tarquinia non è una cittadina ubicata in prossimità del mare dove la balneazione e le attività economiche collegate a essa sono uno dei motori trainanti dell’economia locale?
Proseguiamo, dopo un susseguirsi di articoli farraginosi e complessi giungiamo all’articolo 23 “Benefici economici diretti alle persone residenti, agli enti locali e alle imprese operanti nel territorio” dove al punto 4: I benefici economici di cui ai commi 2 lettera a) e 3 sono territorialmente ripartiti per il 10% alla Provincia o alle Province nel cui territorio e’ ubicato l’impianto, per il 55% al comune o ai comuni ove è ubicato l’impianto e per il 35% ai comuni limitrofi, intesi come quelli la cui superficie ricada in tutto o in parte all’interno di un’area compresa nei 20 km dal perimetro dell’impianto di produzione di energia elettrica, o di 10 km nel caso di impianto per la produzione di combustibile nucleare. Il contributo spettante a questi ultimi è calcolato in proporzione alla superficie ed alla popolazione residente all’interno delle distanze indicate, tenendo conto, tra l’altro, di criteri di perequazione territoriale.
Ed ecco il tranello, di nuovo i benefici economici che cercano di prevalere sulla salute! La scelta dei siti che potrebbero diventare aree di stoccaggio a quanto pare prevede oneri di compensazione, una contropartita troppo cara e pericolosa, compensiamo economicamente.
Su un argomento di tale importanza per le notevoli implicazioni sia in termini di sicurezza che di ricaduta economica sui territori, il governo cosa fa? Decide in silenzio, furtivo come se fosse un clandestino, con assenza di confronti quando l’intera nazione è spaventata e sbigottita dai risultati della pandemia e lo spauracchio della crisi politica.
La Tuscia non può diventare la pattumiera dell’immondizia italiana, ma questo lo devono decidere enti superiori ai Comuni quali la Provincia, la Regione e i parlamentari.
E proprio in merito alla Regione, dove alcuni consiglieri sono i rappresentanti della Tuscia che, per una “non condivisione della loro (?) personalizzazione della politica”, nei giorni scorsi hanno versato fiumi di inchiostro per replicare alle nostre critiche sul fatto che oggi, le loro scelte, non guardano più ad una politica di sinistra.
Oggi ci aspettavamo proprio questo… una presa di posizione pubblica e attiva nella difesa di questo territorio! Sarebbe auspicabile e gradito un cenno di presenza e tutela nei nostri confronti anche da parte sua, Presidente Zingaretti, poichè la Tuscia, come lei ben sà, fa parte della Regione da lei amministrata.
Il Movimento Civico per Tarquinia