Scocca l’ora della Brexit e, naturalmente, a scandirlo sarà il Big Ben. Non a mezzanotte – quando comunque i rintocchi della celebre torre dell’orologio annunceranno il nuovo anno – ma un’ora prima, alle 23, quando le campane accompagneranno l’addio all’Europa (dove sarà mezzanotte) da parte del Regno Unito.
In quel momento si chiude un percorso iniziato il 23 giugno 2016 con il referendum che, con sufficiente sorpresa, segnò la scelta dei cittadini britannici di uscire dall’UE, ma soprattutto si chiude una parentesi di collaborazione iniziata 47 anni fa. Nel dettaglio, termina la fase di transizione in cui il Regno Unito, pur formalmente già fuori dall’Unione Europea, ha continuato a rispettarne le norme.
Dopo l’accordo di libero commercio della vigilia di Natale tra Londra e Bruxelles, il Royal Assent, l’assenso della regina, e l’approvazione, ieri, a stragrande maggioranza dalla camera dei Comuni e per acclamazione alla camera dei Lord, ora si guarda a cosa accadrà a partire da domani.
Evitato il “no deal” con tutte le sue imprevedibili e preoccupanti conseguenze per l’economia, arrivano comunque novità di rilievo per tutti, anche e forse soprattutto nella quotidianità.
A partire dai viaggi: la fine della libertà di circolazione vuol dire che viaggiare da e verso la Gran Bretagna sarà diverso per i cittadini europei.
Non servirà un visto per una vacanza, ma non si potrà soggiornare per più di tre mesi continuativi fino a un totale di 180 giorni. E se fino all’ottobre 2021 si potrà viaggiare sia con la carta d’identità che con un passaporto valido per sei mesi, dopo quella data sarà necessario un passaporto biometrico. Chi viaggia potrà portarsi dietro un massimo di 10mila sterline in contanti senza doverli dichiarare. Servirà l’assicurazione di viaggio con copertura sanitaria privata, dato che la tessera sanitaria europea non sarà più valida.
I cittadini europei potranno usare la loro patente di guida in Gran Bretagna, ma dovranno dimostrare di essere assicurati. Il roaming gratuito non verrà più garantito dalla Ue. Per ora nessun provider ha annunciato un aumento delle tariffe per usare il cellulare in Gran Bretagna, ma potrebbero farlo in futuro, quindi è consigliabile verificare. Il passaporto europeo per gli animali domestici non sarà più riconosciuto e servirà un certificato di buona salute rilasciato dal veterinario dieci giorni prima di viaggiare. Tornerà il duty-free e i limiti a quante sigarette o alcolici si possono importare senza tasse. Il Governo britannico però ha eliminato il duty-free su abbigliamento, accessori e prodotti elettronici e non prevede più rimborsi dell’Iva per acquisti fatti in Gran Bretagna.
Novità, naturalmente, anche per i cittadini italiani che già vivono in Gran Bretagna: chi vi abita al 31 dicembre 2020 ha tempo fino al 30 giugno 2021 per richiedere la residenza temporanea o permanente (pre-settled o settled status). Chi arriva dopo il primo gennaio 2021 potrà fermarsi per un massimo di 60 giorni, limite oltre il quale dovrà ottenere un permesso di soggiorno o di lavoro. Le nuove regole britanniche sull’immigrazione prevedono un sistema a punti che non concederà “privilegi” ai cittadini europei, che saranno trattati esattamente come i cittadini di qualsiasi altro Paese al mondo. Il sistema punta a negare l’ingresso a immigrati non qualificati. I visti saranno quindi concessi a persone «che possono dare un contributo all’economia britannica», con titoli di studio o qualifiche professionali richieste (ad esempio medici, scienziati, informatici). Chi non è un lavoratore essenziale dovrà avere un’offerta di lavoro con un salario minimo di 25.600 euro e avere una buona conoscenza dell’inglese (B1). Il visto costerà 348 sterline per uno studente e tra le 610 e le 1.409 sterline per un lavoratore a seconda del tipo di lavoro, oltre a un contributo obbligatorio di 624 sterline a testa per l’accesso al sistema sanitario nazionale britannico (Nhs).
L’ultimo capitolo riguarda gli studenti Ue, che diventeranno studenti internazionali e a partire dal settembre 2021 dovranno quindi pagare rette universitarie più elevate se vorranno studiare in Gran Bretagna – almeno il doppio e in molti casi il triplo rispetto alle rette attuali di 9.250 sterline all’anno. La Gran Bretagna ha deciso inoltre di uscire dal programma di scambio Erasmus, quindi gli studenti europei non potranno più optare per un periodo di studio o uno stage nel Regno Unito. L’accordo bilaterale, infine, non prevede il riconoscimento delle qualifiche professionali quindi trasferirsi per lavoro sarà più difficile. La possibilità di lavorare in Gran Bretagna dipenderà dal Paese di provenienza, in base ad accordi bilaterali, e dal tipo di lavoro. Sono previsti nuovi negoziati settore per settore per trovare un’auspicata intesa.