Potrebbe vivere una svolta “etrusca” la storia delle origini di Pompei, l’antica città nota in tutto il mondo perchè sepolta, nel 79 dopo Cristo, dall’eruzione del Vesuvio.
A svelare l’ipotesi, ieri, varie testate nazionali, che spiegano come gli ultimi studi spingano a credere come sarebbero stati gli etruschi, molti secoli prima che la città diventasse una colonia romana, a fondare Pompei, a dare alla città la sua forma, ad organizzare le sue strade “seguendo il cielo e le stelle” come già avevano fatto per Tarquinia, Veio, Cerveteri, a costruire i suoi primi santuari, sulla via che dalla città portavano al porto, snodo dei traffici commerciali.
Insomma, se per secoli si è creduto alla teoria del greco Strabone, che ne faceva risalire le origini agli Osci, una popolazione di ceppo sannitico della Campania preromana, ora arriva un nuovo punto di vista, portato avanti “con grande insistenza” dagli studi sul materiale riportato alla luce nelle ultime campagne di scavo in corso nel parco archeologico.
Una città etrusca “per lingua e per cultura”, seppure costruita con uno stile tutto suo, che poco o niente ricorda quello della madrepatria: lo riferisce ad Ansa lo stesso direttore del parco archeologico Massimo Osanna – da settembre alla guida anche della direzione generale dei musei del Mibact – che qualche giorno fa, insieme con l’archeologo Carlo Rescigno, accademico dei Lincei professore di archeologia classica all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha presentato le nuove scoperte all’Accademia dei Lincei, in una tavola rotonda con alcuni dei nomi più blasonati del settore, da Fausto Zevi, accademico dei Lincei e professore emerito di storia dell’arte greca e romana alla Sapienza di Roma, a Carmine Ampoli, emerito di storia greca alla Normale di Pisa e Pier Giovanni Guzzo, per tanti anni alla guida degli Scavi di Pompei, con l’introduzione dell’accademico Roberto Antonelli.