La tour Eiffel e la statua della Libertà – inconfondibili icone di due metropoli ipervisitate e punti di riferimenti emblematici per chiunque – hanno una storia con dei punti in comune, che crea un lega tra Parigi e New York. Legame che, in qualche modo, poteva estendersi a Londra, in una storia che invece on ha visto un futuro ricco di successo come nei due esempi precedenti.
Il capolavoro architettonico dell’ingegnere Gustave Eiffel, infatti, sorto in occasione dell’Esposizione universale del 1889, da temporaneo che doveva essere è diventato quasi subito il monumento simbolo di Parigi. Così come lo è la statua della Libertà che, una manciata di anni prima, finì a dominare la baia di Manhattan: un omaggio agli Stati Uniti a firma proprio francese, con lo stesso Eiffel che progettò gli interni dell’opera realizzata da Frédéric Auguste Bartholdi.
E Londra? La capitale inglese aveva visto sorgere circa mezzo secolo prima quello che sarebbe diventato il suo simbolo, l’Elizabeth Tower con in cima il Big Ben, la campana che avrebbe poi per la stragrande maggioranza della popolazione dato il nome al monumento intero. Ma a qualcuno l’idea di rinverdire i fasti della sfide con i dirimpettai al di là della Manica era venuta, e per qualche anno si era pensato a una replica della torre Eiffel per sancire la superiorità, anche ingegneristica, dei britannici sui transalpini.
“Anything Paris can do, London can do bigger!”, pare abbia detto Sir Edward Watkin, prlamentare inglese quando lanciò il concorso per il progetto della “Grande Torre di Londra”, alla fine del XIX secolo. A dire il vero, alcune ricostruzioni parlano di un precedente contatto proprio con Eiffel, che patriotticamente declinò l’invito d’oltremanica: così la spuntò il progetto torre ottagonale la cui costruzione iniziò nel 1893, a Wembley Park.
Naturalmente, la sfida andava vinta, per cui la Wembley Tower sarebbe stata, nelle intenzioni dei progettisti, circa 30 metri più alta dell’originale francese, per un totale di 370, circondata da tutta una serie di attrattive immobiliari e commerciali per attirare investitori e finanziatori. E proprio qui si arenò il sogno britannico di superare la Tour Eiffel: senza lo sperato arrivo di fondi provati, il progetto prima si trasformò in una torre a quattro pilastri in un’ottica di risparmio, poi naufragò del tutto.
Ne furono messi in piedi circa 50 metri soltanto, scheletro oggi descritto solo da qualche foto dell’epoca, già che a inizio secolo venne abbattuto per far sorgere, in quell’area, un progetto ben più riuscito: lo stadio di Wembley, tempio del calcio inglese e internazionale, recentemente rimodernato e celebre anche per aver ospitato alcuni straordinari eventi musicali.
Watkin visse la delusione per un progetto via via in decadenza, ma non dovette assistere all’abbattimento dell’embrione del suo sogno: già vittima di noie di salute mentre lavorava al progetto, si ritirò dalla vita pubblica e, nel 1901, morì lontano da Londra, a Manchester. Ma a rendere l’idea dell’ambizione del suo progetto, ci pensano attuale ricostruzioni in 3d di quella divenuta, nel tempo, la possibile Watkin’s Tower.