Riceviamo da Arianna Centini e pubblichiamo
La mia generazione che di rimbalzo si è formata politicamente sui testi di Gramsci, ha ascoltando le parole di Ingrao, ha rispolverato i comizi e la questione morale di Berlinguer, si è emozionata per le parole di grande fiducia riposte nei giovani dell’ex Presidente Alessandro Pertini, e che, grazie a loro, con la stessa passione, ha studiato la storia italiana, è intollerabile assistere silenziosi ad un altro suicidio collettivo della sinistra parlamentare.
Dobbiamo apprendere dalla nostra storia i sacrifici e la forza che ha dimostrato il nostro popolo contro gli oppressori nazi-fascisti e, la faticosa riconquista della dignità collettiva tutta racchiusa in quella Costituzione che ipocritamente oggi alcuni rappresentanti di questa sinistra continuano a definire “la più bella del mondo”, ma che con il loro “SI” cercano di distruggere.
Dobbiamo essere ben consapevoli che la sovranità del popolo, troppo spesso e a sproposito evocata dalle bande populiste è, in primo luogo, nel parlamento che vive. Non a caso è sempre stato il parlamento il primo bersaglio di qualsiasi azione demolitrice e di ogni tirannia in ogni luogo del mondo. La giustificazione a questo sfregio: risparmiare qualche spiccio.
Viviamo in un paese dove i consiglieri regionali e i parlamentari sono tra i più pagati d’Europa, la soluzione non si trova nel dimezzare gli stipendi degli uni e degli altri, un obiettivo facilmente raggiungibile in tempi brevi con una legge ordinaria e con maggiori risparmi no, si diminuiscono i rappresentanti del popolo, si cerca di diminuire la democrazia.
Non si vanno ricercando le ragioni per cui certi rappresentanti sono così poco rappresentativi ma, piuttosto, si cerca il modo di disperdere definitivamente la rappresentatività dei territori. E tutto questo per trenta denari.
Gli imbarazzati atteggiamenti del Ministro Di Maio non sono riusciti a nascondere la realtà, in quanto al netto di contributi e imposte, il risparmio sarà di circa di 25 milioni di euro all’anno, il costo di un caffè l’anno per italiano in cambio di una bella picconata alla Costituzione. Del resto nel parlamento i 5 stelle non credono e questo poco ci stupisce, il filosofo Norberto Bobbio circa quaranta anni fa disse: se uno dice “non sono né di destra né di sinistra”, allora è certamente di destra.
Alquanto ridicoli poi i paragoni con altri Stati per l’elementare ragione che ogni sistema costituzionale è figlio del proprio percorso storico e della propria comunità, mentre, la nostra Costituzione è ostaggio di una rappresentatività politica, che, scarica su di essa le proprie inadeguatezze, preparandone pian piano la rottamazione. Cosa ancor peggiore, è che tale realtà è stata lucidamente compresa dalla destra, la quale cercherà di giungere alla soglia del sempre auspicato presidenzialismo (il potere di un Capo) come hanno ben chiaro i più lucidi, i cinici ed i potentati economici che li sostengono.
Siamo già vittime di due sfregi profondi di cui ancora ne paghiamo le conseguenze, con la riforma del titolo V ed il caos nei rapporti fra Stato e Regioni che ne è conseguito e, con l’inserimento del principio di pareggio in bilancio e relativo strangolamento dello stato sociale.
Forse non è chiaro che il prezzo più alto lo pagheranno sempre i più deboli: le minoranze politiche, i ceti sociali più bassi, il sud del paese. A tutt’oggi è evidente che, per noi elettori, noi cittadini, non potrà che essere più difficile avere più ospedali, più scuole, più strade e sistemi di collegamento, più sostegno nelle emergenze ambientali che devastano i territori, più presidi di legalità, una volta che avremo meno rappresentanti cui indirizzare le nostre istanze. Come dire: il voto di un sardo varrà la metà di quello di un altoatesino ed eccoci ricacciati agli albori dello stato unitario.
Altro che i complotti evocati da Zingaretti, piuttosto il risultato della mediocrità pagato al caro prezzo di consegnarci di nuovo alla peggior destra d’Italia e d’Europa.
Ci vogliono ciechi col trucco del taglio alle poltrone e con quello dell’abbinamento alle amministrative, ma in tanti, adesso, dobbiamo aprire gli occhi: elettori diamogli questa delusione, riprendiamoci la nostra dignità, la nostra eguaglianza e la nostra Costituzione, domenica 20 e lunedì 21 settembre andiamo a votare NO.
Arianna Centini