Nuovo capitolo nella querelle tra amministrazione comunale di Tarquinia e protezione civile: in replica alla manifestazione di venerdì scorso dei volontari, sostenuti da alcune forze d’opposizione, il sindaco Giulivi questa mattina, accompagnato dall’assessore Martina Tosoni e dai consiglieri comunali Roberto Borzacchi e Federico Ricci (cui si è poi aggiunto Stefano Zacchini) e da un rappresentante della Polizia locale, ha invitato i giornalisti a una conferenza stampa-sopralluogo all’ex pomodorificio, alcune aree del quale sono destinate a sede del gruppo comunale della Prociv.
“Al di là delle polemiche, la protezione civile deve essere rifondata da zero, in tutto e per tutto, uomini, mezzi e strutture: non si può lasciare una struttura in decadenza come questa”: queste le parole del sindaco nel corso del sopralluogo. “Almeno il taglio l’erba, sistemare la legna: addirittura in una stanza c’era un cane che dormiva su un divano”.
E al termine della visita alle strutture, Giulivi ha rincarato la dose. “La Protezione civile di Tarquinia, oggi, non esiste più. La sede è totalmente distrutta e anche pericolosa: dovremo ricostituirla da zero, abbiamo già riaperto il bando, il comune stanzierà dei fondi per ripristinare la sede e spero che più giovani si avvicinino alla Protezione civile. Ora faremo un inventario per capire cosa c’è e cosa funziona, poi si ripristinerà tutto e rifonderemo una protezione civile comunale con persone che hanno voglia di fare le cose. E anzi ringrazio il reparto nautico per il lavoro fatto quest’estate in tema di sicurezza”. Mantenendo i due gruppi attuali o cercando un’unione? “Per me possono anche tenersi due protezioni civili separate, in autonomia, ma il gruppo comunale è fondamentale: però il volontario si fa tutti i giorni, anche nel sistemare la sede, non si può tenere un luogo così. La Protezione civile deve aiutare la gente: questo invece è un posto pericoloso per i volontari e per tutti”.
“Vedo molte polemiche, per questo ho voluto veniste a vedere come era la protezione civile a Tarquinia: per questo ho scelto di chiuderla. Ora aspetto le dimissioni dei responsabili di questa situazione, – attacca Giulivi – poi faremo una protezione civile con nuovi iscritti e persone che hanno una volontà e una dignità di portare avanti una protezione civile vera, coi mezzi e una struttura che sia a livello del nome di Tarquinia, che sia un punto di riferimento per tutta la popolazione. Ma chi entra deve sapere che vogliamo una protezione civile operativa, che sia funzionale e al servizio della città: se lo si capisce, riusciremo a fondare un gruppo serio. Vogliamo persone che vogliano fare protezione civile, non solo che vogliano stare nel gruppo della protezione civile, che è ben diverso. Il dire “No” a tutto, quando serve la protezione civile, non va bene: non si possono fare solo le cose che ci piace fare, e non quelle che servono al territorio: ad esempio il supporto per manifestazioni, scuole, viabilità, eventi. Dicono che sono attività non previste dal regolamento? In tutta Italia, dove vado vado, la Protezione civile è a supporto delle amministrazioni per manifestazioni, necessità e eventi. Non esistono mica solo incendi e alluvioni: ci sono tante altre attività a supporto dei cittadini”.
“Non sono stati più chiamati dopo il Covid? – replica Giulivi all’ultima domanda – Avevamo un numero verde attivo, con Protezione civile e Aeopc, ma un giorno il servizio è rimasto scoperto per sei ore. Se non ho la certezza che ci sia un servizio vero, io continuerò a utilizzare le persone che mi danno risposte”.