Riceviamo da Arianna Centini e pubblichiamo
Il rientro a scuola a settembre è oramai certo e vicino, ma ciò che non ci rassicura affatto è l’enorme situazione di incertezza di come i nostri bambini e ragazzi dovranno affrontare l’anno scolastico 2020-2021.
Ci sono molti scenari in campo, tutti riconducibili all’andamento della situazione epidemiologica, la cosa migliore sarebbe ritornare alla totale normalità ma sappiamo tutti che ciò è tra le aspettative meno possibili, pertanto, in alternativa si parla di piccoli gruppi: una metà in aula e l’altra a distanza, sicuramente dal punto di vista logistico organizzativo non semplice, ma soprattutto cosa significa piccoli gruppi? Cosa si intende per presenze scaglionate?
Sfortunatamente si devono fare sempre i conti con la realtà, non quella sperata, ma la realtà tangibile di questi giorni, dove i dati dei contagi stanno di nuovo crescendo.
Le strutture scolastiche presenti sul nostro territorio è ben noto che presentano grandi difficoltà organizzative e strutturali già esistenti di per se. Da sondaggi svolti dai sindacati emergono dei dati preoccupanti in quanto per mettere in atto i dovuti criteri di distanziamento fra i banchi, ogni aula potrà ospitare tra i 10 e i 15 alunni vista la metratura delle classi nelle nostre scuole. Di fatto pochissime classi ne potrebbero accogliere un numero maggiore. Come si fronteggerà tutto questo con classi dove il numero degli studenti va da un minimo di 23 ad un massimo di 27 ragazzi?
Nel caso in cui si dovesse pensare alla rimodulazione per uso aula a spazi oggi adibiti a diversa destinazione, bhe, la realtà si complica maggiormente, in quanto, non crediamo che sul nostro territorio esistano edifici che abbiano i requisiti minimi di sicurezza strutturale e con varchi distinti e separati per l’ingresso e per l’uscita.
I genitori gradirebbero sapere quale possa essere il programma sul quale speriamo, stiate lavorando al fine di poter garantire ai nostri figli una ripartenza sicura ed efficiente e, non soltanto per loro, ma anche per il corpo docente. Altra complicazione l’età dei docenti, in quanto molti di essi hanno superato i 60 anni di età, pertanto persone a rischio contagio.
Inoltre, moltissimi insegnanti hanno chiaramente manifestato la loro contrarietà nel proseguire con la didattica a distanza. Sarà così per la secondaria di secondo grado, sembra possa essere questa l’intenzione del Governo, mentre per il primo ciclo si intende ripartire con la didattica in presenza. E per i più piccoli? Impartire le regole del distanziamento è cosa del tutto impossibile, anzi innaturale, cosa di prevede? Potrà essere garantito il servizio mensa?
Il solo punto fermo è che si dovrà ritornare a scuola, la ripresa delle lezioni sarà inevitabile, l’unico segnale importante per un riavvicinamento alla normalità, ma che tale normalità non potrà essere paragonabile a quella antecedente il mese di febbraio scorso, occorrerà imparare a convivere con il Covid-19 fino a quando non sarà disponibile un vaccino; questo fa si che l’impegno non sta soltanto sulla garanzia del rientro, bensì, decisamente più importante, sono le condizioni per la sicurezza e le più idonee soluzioni per far si che il sistema scolastico non venga lasciato allo sbando, speriamo fermamente di non arrivare a settembre non sapendo cosa fare dove la disorganizzazione possa farla da padrona.
Carissimi amministratori, è alquanto grave notare che il nostro Comune non sia presente nella graduatoria pubblica del 7 luglio u.s. redatta dal Ministero dell’istruzione per i fondi relativi all’adeguamento e adattamento funzionale degli spazi e delle aule didattiche, fondi elargiti a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19. Forse Tarquinia è un Comune troppo virtuoso? È vero, i soldi sono importanti, ma è molto più importante garantire il benessere fisico ai nostri figli, in quanto la salute non ha prezzo! Ai tanti quesiti posti sopra, crediamo che tutti i genitori pretendano una risposta chiara e rassicurante.
Arianna Centini
per il Movimento Civico per Tarquinia