Riceviamo da Giorgia Pusceddu e pubblichiamo
In questi ultimi anni l’essere umano sta cominciando ad avvicinarsi sempre di più verso uno stile di vita che cerca in qualche modo di salvaguardare il territorio e chi lo vive. É fuori discussione che un ambiente non tutelato produce inquinamento, alimenti non sani e tanti problemi a chi lo abita.
Nasce quindi l’idea del Biodistretto ovvero, un’area vocata al biologico dove produttori, cittadini, operatori turistici e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, attuando un modello bio di coltivazione, trasformazione e consumo, anche con l’obiettivo di valorizzare l’economia e le tradizioni locali.
Il territorio della Tuscia è sicuramente ideale: nessuna industria, un’intensa agricoltura, molta della quale già biologica, tanta superficie incontaminata e protetta, per giunta una bassissima densità abitativa.
Alcuni incontri degli ultimi tre mesi hanno portato alla riunione del 19 giugno che si è tenuta presso la sede del comune di Tarquinia, dove vi hanno partecipato: il Vice Sindaco, padrone di casa, Luigi Serafini, Giuseppe Orefice e Kim Assael dell’Associazione INER, De Simone Loretta Az. Agr. La Turchina e presidente della Rete di Impresa Terre della Farnesiana, il presidente dell’Università Agraria di Allumiere Pietro Vernace, il Prof. Odoardo Basili Istituto Cardarelli, Claudia Papalini e Roberto Bellardini tecnici Arsial, CNA Luigia Melaragni, Pusceddu Mario ISVRA, Fabio Massimo Iacoponi Slowfood Condotta Costa della Maremma e infine come coordinatore del tavolo di lavoro Cedrini Anna, presidente dell’ass. Terre della Farnesiana, alla quale peraltro rivolgo la mia prima domanda:
Lei è sicuramente uno degli ispiratori dell’iniziativa, perché ha pensato al Biodistretto? Quale è stato lo spunto?
“In realtà l’idea non nasce soltanto da me, ma da un gruppetto di 3-4 aziende che immaginano un’agricoltura svolta con un maggior rispetto dell’ambiente e di conseguenza una migliore gestione dei territori, che secondo me rimane una delle più importanti mansioni svolte dagli agricoltori. L’ispirazione di fatto è nata guardandoci intorno, in particolare osservando il territorio della Farnesiana, così intatto dal punto di vista naturalistico e allo stesso tempo cosparso di piccole e grandi aziende per lo più biologiche, che hanno fatto in modo di svolgere il loro lavoro non solo rispettando l’ambiente, ma anche conservandolo e proteggendolo. Il Biodistretto su carta non esiste ancora, ma di fatto questo territorio lo è da sempre.”
Qual è il principale obiettivo?
“Il principale obiettivo è quello di sperimentare una nuova forma di governance territoriale ed in particolare dei territori così detti marginali, per far fronte a delle esigenze che spesso vengono trascurate dalle locali amministrazioni, giustamente molto più concentrate sulle necessità dei centri urbani.”
Secondo alcuni dati scientifici, la deforestazione potrebbe essere una causa della diffusione di virus come il Coronavirus; tra gli obiettivi del Biodistretto c’è la conservazione della flora?
“La conservazione della forte biodiversità che caratterizza i nostri territori, è sicuramente uno degli obiettivi principali del Biodistretto, devi pensare che abbiamo immaginato di legare tutti i comuni che ne fanno parte, con un unico filo conduttore, quello della salvaguardia delle api, che come immagino saprai sono in forte pericolo di estinzione, con conseguenze gravissime per tutto l’ecosistema; sai che senza il loro importante lavoro come impollinatori la produzione mondiale di frutta e ortaggi è in serio pericolo. Quindi sì, vorremmo lavorare per arrivare ad un mondo agricolo perfettamente integrato con l’ecosistema in cui opera, ritenendo che questo possa migliorare la qualità del lavoro e della vita dei territori interessati”.
Un’altra domanda la rivolgiamo al Segretaria Territoriale CNA Viterbo e Civitavecchia Luigia Melaragni e Vicepresidente della Camera di Commercio di Viterbo:
Pensa che con questa iniziativa le aziende comprese all’interno del Biodistretto, che trasformeranno le loro produzioni in biologico, saranno rilanciate?
“Certo, il Biodistretto nasce proprio per la necessità dello sviluppo del territorio, legato alle tematiche del biologico, del rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo anche di una crescita economica più in linea con il rispetto dell’ecosistema. Quindi sì, penso sia molto importante per le aziende.”
Al tavolo di lavoro ha partecipato, in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Tarquinia, il vicesindaco Luigi Serafini, al quale chiediamo:
Come affronteranno le amministrazioni partecipanti al Biodistretto il delicato tema del consumo di suolo? Perché se è vero che uno degli sviluppi importanti del Biodistretto è sostenere lo sviluppo delle imprese contenute all’interno, è pur vero che spesso l’ accrescimento è costruzione di infrastrutture e spazi da destinare alla trasformazioni, quindi operazioni difficilmente compatibili con la tutela dell’ambiente, visto dal punto di vista del consumo di suolo.
“Questo sarà il compito più difficile, in effetti la politica si trova spesso a combattere alcune contraddizioni, lo sviluppo purtroppo potrebbe essere in contrasto con la tutela dell’ambiente, in sostanza, se è fondamentale per una corretta e sana sopravvivenza dell’essere umano, mettere in piedi tutte quelle iniziative a tutela dell’ambiente, è pur vero che la troppa attenzione o iniziative troppo restrittive, potrebbero generare un effetto devastante per quelle aziende che si troveranno a produrre e quindi immettere sul mercato prodotti troppo costosi, quindi in concorrenza sleale con quei paesi meno o sistemi meno sensibili.
Ma quale potrebbe essere allora la migliore strategia da sostenere come pubblica amministrazione?
Penso che la strada sia sostenere con programmi comunitari, anche economici, le aziende che producono bio, in modo da rendere marginali le differenze dei prezzi al dettaglio e aggiungendo una forte e trasparente comunicazione, il mercato farà la naturale selezione, è ovvio che tutti preferirebbero comperare bio, in questo momento è solo il costo più alto al dettaglio che riduce la domanda.
Infine facciamo una domanda a Mario Pusceddu, presidente di ISVRA (Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e l’Agriturismo):
Il concetto di Biodistretto sposa bene con lo Sviluppo Rurale, cosa ne pensa dell’associazione di queste due espressioni?
“In realtà lo Sviluppo Rurale è un concetto molto ampio, che al suo interno comprende sia le attività biologiche che le attività estremamente moderne le quali spesso prevedono nell’agricoltura, l’utilizzo di pratiche tutt’altro che biologiche: basti pensare all’utilizzo dei pesticidi, delle concimazioni chimiche e l’utilizzo dei macchinari che hanno introdotto alcuni metodi di lavoro così tanto funzionali, da non prevedere quasi più l’utilizzo della manodopera, a fronte di un esponenziale aumento delle produzioni. Di fatto, anche in questo settore, ancora si tende troppo a considerare più importante l’economia che la salute. All’interno di questi strumenti come il Biodistretto, tuttavia vivono energicamente molte attività di nicchia dallo straordinario valore sociale, per esempio le attività agrituristiche, imprese estremamente moderne in quanto soddisfano i più innovativi criteri di ospitalità, rimanendo agganciati ai più antichi concetti di conduzione agricola, dove le pratiche di coltivazione e trasformazione del prodotto agroalimentare sono quasi sempre biologiche, inoltre queste attività valorizzano ed incentivano la conoscenza, maturando sempre di più nel fruitore il concetto di genuinità. Ecco quindi che uno degli incoraggiamenti più forti che questi Biodistretti devono elaborare è proprio quello di spronare le aziende ad introdurre una modernizzazione strumentale, incentivando l’inserimento delle attività connesse, come ad esempio l’agriturismo, queste attività arrivano direttamente al consumatore finale aggiungendo valore aggiunto al prodotto, bai-passando quindi i classici concetti di concorrenza al punto da farli diventare quasi banali, il cosiddetto prodotto a km zero vale di più perché è garanzia di genuinità”.
Tirando quindi le somme e facendo un’analisi generale di come l’essere umano sta trattando il pianeta, certo è che qualcosa non sta andando nel giusto verso. Concetti o filosofie come il Biodistretto potrebbero e/o probabilmente dovrebbero essere allargati o imposti in tutto il mondo, del resto se come si è palesato è l’economia l’essenza trainante di tutto, è sicuramente più conveniente trarre guadagni da una gestione pulita dell’ambiente piuttosto che da una conduzione disastrosa e inquinante. Papa Francesco qualche giorno fa ha detto: “Non si può vivere sani in mondo malato!”. Semplice no?