Riceviamo da Marco Vallesi e pubblichiamo
Caro Direttore,
mi preme innanzi tutto ringraziarti per lo spazio che avrai la bontà, mi auguro, di concedere a questa mia lettera indirizzata agli Dei del buon senso.
Il motivo che mi spinge a scriverti è direttamente connesso alla lettura dell’Ordinanza dirigenziale n° 53 del 27/05/202. In detta ordinanza, tra la notevole e ingarbugliata complessità della decifrazione per le varie disposizioni, si legge al punto 17 qualcosa di chiaro: Via della Pace e Via S. Fotunato, il transito e la sosta è consentito esclusivamente ai residenti delle predette vie; (punto e virgola)
Refuso di quel “Fotunato” – deduttivamente dovrebbe essere “Fortunato” – a parte, si evince, chiarissimamente, che il sottoscritto, residente in via S. Giacomo, essendo co-proprietario di un immobile sito in via S. Fortunato nel quale risiede la madre ottantottenne, affetta da varie patologie e avente bisogno di varie forme di assistenza, è impedito, al pari di qualsiasi altro membro della famiglia, a raggiungere con i propri autoveicoli l’abitazione della congiunta.
Ora, se i nostri spostamenti a quell’indirizzo fossero, solo ed esclusivamente, d’ordine di cortesia e d’affetto nessuno, credo, avrebbe da obiettare sul fatto che a quell’indirizzo ci si possa recare a piedi.
Purtroppo, così non è.
Si dà il caso, infatti, sia per questioni che talvolta hanno carattere di urgenza sia per l’approvvigionamento di alimenti, medicinali ed altro, che si sia costretti ad usare gli autoveicoli per recarsi presso l’abitazione in questione.
È chiaro, mi sembra, che gli Dei a cui mi rivolgo non abitano nella casa comunale ma in un posto molto più in alto da dove, bontà loro, possono vedere e comprendere tutto e da dove, si spera possano, se non proprio illuminare, almeno dare una schiarita alle idee di coloro che vivono ed operano più in basso con l’ulteriore speranza che gli amministratori, una volta rientrati in possesso del senno, possano evitarmi di andare a portare cose a mia madre con la carriola.
Marco Vallesi