Il Novecento
l’eredità della musica
L’intento degli autori è di percorrere l’evoluzione musicale del Novecento, fissando criteri di valutazione, scegliendo punti di vista specifici e generali necessari a comprendere l’opera musicale del XX secolo per individuare adeguatamente il pensiero musicale attuale. Il programma si articola in 6 incontri: 4 conferenze e due concerti. Le tappe da percorrersi saranno distinte in Novecento storico (due colloqui), secondo Novecento e XXI secolo, ed un quarto sugli aspetti sociologici inerenti alla musica del nostro tempo. Le conversazioni saranno strutturate in ascolti introduttivi, modelli partiturali, proiezioni, ed esempi al pianoforte; prerogativa sarà quella di riflettere dopo aver ascoltato delle composizioni, non prima, mantenendo così le capacità di scelta dei presenti, per poi mostrare loro in quale modo gli elementi compositivi sono stati trattati in periodi differenti.
Tuttavia, mentre nella musica classica storicizzata basata su modi e scale una chiarezza può essere rinvenuta dopo un’analisi dell’opera, ed è spesso una qualità implicita della materia musicale, nelle tecniche del Novecento il compositore interviene in modo diretto e intenzionale; ciò porterà a condensare la riflessione sulle intuizioni e le reazioni dei fenomeni compositivi in una forma naturalmente mediata, stringata, consolidando così quella chiarezza implicita nelle opere del Novecento.
Tutta la pratica della musica è storia dei problemi, problemi che provocano un senso da acquisire, interi quesiti che richiedono soluzioni, e che evolvono come richiesta urgente da comprendersi. Rispondere a questi interrogativi significa dimostrare l’evoluzione musicale filologicamente; si guardi la letteratura musicale edificata sui modi maggiore e minore e si noterà da subito l’illusione di un ordine oggettivo immutabile. Prevaleva la massima simmetria, una estrema periodicità: queste regolarità generavano l’illusione dell’esperienza illimitata di un ordine obiettivo.
Tuttavia, lo sviluppo della tecnica musicale ci ha fatto intendere l’oggettività acustica d’altrettante simmetrie, attraverso un ordine più complesso, parallelo al progresso dell’uomo, superando quell’ordine obiettivo che mai potrà essere immutabile.
Questo vuol dire che la musica del secolo scorso non può essere compresa unicamente con le leggi del sistema tonalecadenzale (ed è quanto mai ovvio), ma che queste devono integrarsi con nuove regole che hanno generato una crescita musicale, nel rifiuto di un passato che consiste nella diretta prosecuzione della tradizione, tradizione che va intesa nel modo in cui nacque: il portare in sé dei segni futuri rinnovando un inizio tanto importante, per ricercare nuovi tipi di composizione, quanto invenzioni che diverranno sì, indefinibili dal conservatorismo, ma logicamente opere da capire nel tempo.
Simone Santi Gubini