Torna la rubrica de lextra.news in cui i viaggiatori raccontano ricordi, esperienze ed emozioni vissute scoprendo il mondo. Oggi è il turno di Ivan Giamundo, le cui parole sono un inno alla passione per il viaggio, scoperta del mondo ma anche di se stessi.
“Il mio ultimo viaggio? In Islanda, nel luglio del 2019. Un viaggio solitario, che mi ha fatto conoscere ancora meglio me stesso, mi ha messo alla prova, mi ha fatto scoprire persone alle quali probabilmente non mi sarei mai avvicinato se fossi stato in compagnia”. A raccontare la sua passione per i viaggi è Ivan Giamundo, 27enne di Tarquinia che negli ultimi anni ha segnato tante nuove destinazioni nella sua personale lista degli angoli del mondo visitati.
“Ho iniziato con dei viaggi programmati – racconta Ivan parlando del suo percorso da viaggiatore – e non conoscendo ancora il meccanismo al di fuori dei nostri confini è stata un ottima base da cui partire. Dopo di che ho iniziato a spostarmi con lo zaino in spalla, un approccio decisamente diverso, non tanto per la comodità che può venire meno, ma per come questo stile di viaggio sia meno convenzionale, più crudo: ti fa vivere il posto non tanto come turista, ma come un vero e proprio abitante del posto, ti fa sentire come un grande avventuriero in terre straniere, e penso che non ci sia avventura più grande”.
Un’evoluzione, insomma, anche nel modo di pensare i viaggi. “Ho iniziato prenotando in agenzia, – spiega Ivan parlando di questo suo percorso – poi sono passato a dei pacchetti di viaggio presi online, fino a programmarli personalmente. Così come, se fino a due anni fa ho sempre viaggiato in compagnia, negli ultimi due viaggi sono partito da solo”.
Uno stile di viaggio che, a ogni modo, non fa rinunciare Ivan al desiderio di preparare e programmare alcuni obiettivi prima della partenza. “Assolutamente: cerco sempre di vedere il massimo che riesco secondo le mie possibilità, per questo quando vado in un posto a grandi linee so quello che voglio vedere. Anche se il fattore di misteriosità del luogo deve sempre esserci: la cultura, le tradizioni, lo stile di vita, gli atteggiamenti, i caratteri e i sorrisi… quelli sono impagabili e tutti da scoprire”. Anche per questo Ivan preferisce viaggi per periodi di tempo abbastanza lunghi: “Penso sia una grande esperienza, unica nel suo genere, un’esperienza che ti fa conoscere decisamente meglio la cultura di un paese e ti ci fa sbattere contro, vedendone pregi e difetti. Pregi e difetti che un’avventura del genere fa fuoriuscire anche a noi, perché il viaggio cambia prima di tutto noi stessi”.
Qual è stata l’ultima nuova esperienza provata in giro per il mondo? “Il mio ultimo viaggio in Islanda. Essere solo, in una terra abbandonata nell’oceano, dipendere completamente da me stesso, esplorare un luogo sconosciuto mi ha dato un’energia, una carica, che sinceramente non riesco a spiegare a parole, perché poi sono le sensazioni quelle che contano, quelle che provi in quel momento, e che sono talmente forti da non farti mai dimenticare quei momenti. Le emozioni, quelle non le dimentichiamo mai”.
La curiosità, poi, corre facile tra i ricordi. E tocca i sensi, a partire dal gusto. “Il cibo più buono che ho assaggiato? Decisamente il ramen nei quartieri di Kyoto, in Giappone. Il peggiore? Il Pad thai, spaghetti fritti thailandesi agrodolci. Particolari, ma troppo per il mio stomaco”.
E c’è una persona particolarmente stravagante che hai incontrato? “Un thailandese, di nome Sulawood, detto “il clamoroso”, un uomo simpaticissimo che metteva anima e corpo nell’imparare la lingua italiana. Lui potrebbe essere l’emblema del popolo thailandese, umile, moderato, sorridente, disponibile, con un sogno in tasca che coltivava ogni giorno, nel far sorridere le persone a cui faceva da guida. Mi manchi Wood”.
Perché viaggiare è anche e soprattutto questo: riempire i cassetti della memoria con persone, immagini, momenti, emozioni. “Infatti ho sempre con me la mia fedele GoPro. Ci pensa lei, nel caso mi scordi qualcosa, a ricordarmi i bei momenti. Ma è difficile che me li scordi… Vedere l’aurora boreale sopra il cielo di Harstad, in Norvegia, è stato forse il momento più magico: quando la vedi, non c’ è niente di più appagante, è una fiaba, e nemmeno ci credi”.
“Di posti memorabili invece ne ho più di uno: il torii di Hakone sul lago Ashi, la piramide maya di Cobá in Messico, l’isola di Koh Rok in Thailandia, il tempio di Luxor in Egitto, il punto più a nord d’Europa in Norvegia e la valle degli altopiani in Islanda, Landmannalaugar, irreale. Ma in generale tornerei sempre, ogni volta, in tutti i luoghi in cui sono stato: tutti mi hanno lasciato qualcosa, qualcosa che mi porterò per sempre dentro”.
Hai mai visto un paese visitato come un luogo in cui trasferirsi definitivamente? “Amo il Giappone, tuttavia non ci vivrei, essendo una cultura completamente diversa dalla nostra, seppur affascinante. Non so perché, ma probabilmente vivendoci perderebbe quell’aspetto magico che per me ha sempre avuto”.