Uno spazio dove si parli e racconti degli usi e costumi del periodo storico di fine XIV secolo: è quanto troverete su lextra.news grazie alla disponibilità, passione e competenza dei componenti dell’associazione Scudo e Spada, già molto attivi sul territorio con attività di didattica, laboratori ed accampamenti medievali.
di Azzurra Guido
curatrice storica “Associazione Scudo e Spada”
Quando si sente parlare di “Storia del Sesso”, sicuramente il Medioevo non è il primo collegamento che viene in mente. L’idea generale che abbiamo, infatti, di questa epoca è che si trattasse di un periodo di forte repressione, dettata principalmente dalle presenze della religione cristiana e della Chiesa nel suo aspetto di più rigida moralizzatrice dei costumi. In parte, sicuramente, questa può essere considerata una descrizione calzante ma, allo stesso tempo, risulta generata da un pregiudizio molto radicato formatosi durante i secoli.
Ad un’analisi storica più approfondita basata su fonti letterarie (dal Roman de la Rose, il bestseller medievale per eccellenza, alle novelle di Boccaccio), testi medici e scritti di giuristi, canonisti e teologi del calibro di Tommaso d’Aquino ed Alberto Magno, i cosiddetti “secoli bui” si rivelano essere disinvolti oltre ogni aspettativa riguardo l’argomento sessualità. A dimostrazione che, anche in una società fortemente condizionata dal senso di colpa e di peccato, alla fine è prevalso il piacere della disobbedienza e della trasgressione delle regole imposte.
Se è vero che la religione cristiana ha relegato l’amore fisico a tramite per la procreazione, è altrettanto un dato reale che il sesso nel Medioevo era considerato come un fatto della vita di cui si poteva parlare anche con una certa libertà, ricorrendo a termini che oggi giudicheremmo quantomeno volgari ed inadatti ad una conversazione in pubblico. Elemento naturale della vita sia degli uomini che delle donne, per nulla etichettato come diabolico, doveva, anzi, essere praticato come parte imprescindibile della vita coniugale perché considerato un dovere, il cui mancato o insoddisfacente adempimento era tra i pochissimi motivi accettati per richiedere lo scioglimento del matrimonio. Ed essendo un dovere, costituiva un diritto da parte del richiedente anche in caso di semplice soddisfacimento di un bisogno fisico.
Il canonista Uguccione da Pisa si è interrogato su quanto fosse lecito fare sesso per puro piacere, giungendo alla conclusione che procurare la soddisfazione fisica non costituiva un peccato così grave, che non potesse essere riparato con confessione e piccola penitenza. Il piacere femminile, poi, veniva considerato come elemento indispensabile per una gravidanza e, di conseguenza, non trascurabile: secondo i principi medici dell’epoca, infatti, partendo dal dato che un uomo produce seme come risultato dell’orgasmo, altrettanto doveva accadere per gli ovuli della donna. E questo passaggio fondamentale rendeva anche più elastici sulle posizioni tollerate.
Ebbene, la Chiesa aveva trovato modo di regolamentare anche su questo: eliminato tutto ciò che non portava ad una gravidanza, considerato peccaminoso e punibile anche con un anno di reclusione, la posizione consona, legale e idonea per la procreazione era considerata quella “del missionario”; accettate in piedi e di lato; da dietro solo per comprovate necessità fisiche e con una piccola penitenza preventiva; assolutamente contraria al volere di Dio la “cavalcata del Diavolo” ossia con la donna sopra, pericolosa anche dal punto di vista medico.
Un dato che, probabilmente, risulta sorprendente è che questa regolamentazione era così dettagliata anche per il fatto che il sesso era parte della vita del clero: fatta eccezione per i monaci che facevano voto di castità, sia i preti che i chierici potevano, infatti, sposarsi almeno fino all’ XI secolo; in seguito, venne imposto il celibato ufficialmente, ma la possibilità di convivere con una donna, la cosiddetta “pretessa”, rimase un diritto non scritto fino alla Controriforma, quando le regole divennero estremamente più rigide per tutti.
Anche riguardo il concetto di verginità, la realtà dei fatti è diversa da quella che crediamo. Essere vergine era considerato il più alto stato di grazia ma era una condizione che ci si aspettava obbligatoriamente al momento del matrimonio? No. Negli ambienti nobili, caratterizzati da matrimoni stipulati come contratti tra famiglie, la verginità era un elemento di pregio nella dote della sposa ma il motivo non era legato ad una questione morale quanto al fatto che una donna vergine non correva il rischio di essere già incinta di un altro e, quindi, di mettere al mondo una prole illegittima.
Al di fuori delle classi più elevate, il sesso prematrimoniale era ampiamente comune, costituendo tuttavia uno stigma sociale per le donne a causa delle gravidanze indesiderate, non sempre recuperabili tramite matrimoni riparatori. Esistevano, quindi, metodi contraccettivi molto diffusi, vari e, naturalmente, inefficaci: amuleti, genuflessioni, decotti di lattuga ed iniezioni di acqua ghiacciata.
A matrimonio avvenuto, le regole del buon cristiano imponevano un calendario dei rapporti con giorni di astinenza programmati: niente sesso a Natale, a Pasqua, per la Pentecoste e per l’Assunzione, durante la gravidanza, l’allattamento e i giorni del periodo mestruale. Gli storici hanno calcolato che i coniugi avevano circa 185 giorni all’anno per unirsi con buona pace del senso morale.
Non si poteva fare sesso se si era ubriachi o se si era consumato un pasto troppo abbondante, così come non era consigliato farlo a digiuno. Tuttavia, la scienza medica del tempo, basata sulla teoria del corpo umano e degli umori, metteva in guardia sull’eccessiva astinenza: infatti, la donna era considerata fredda ed umida mentre l’uomo caldo e secco. Durante il sesso, l’uomo perdeva un po’ del suo calore e la donna lo raffreddava. E se il troppo sesso poteva essere causa di un eccessivo raffreddamento che metteva in pericolo di vita, allo stesso modo la mancanza di sesso poteva indurre nell’uomo un eccesso di calore, causa scatenante di rabbia e di violenza. Per poter ovviare a questo problema, senza correre il rischio di corrompere le proprie mogli o, peggio ancora, soddisfarsi da soli, gli uomini medievali potevano rivolgersi alle professioniste del sesso, le prostitute, un “male necessario” secondo Tommaso d’Aquino, organizzate nei bordelli aperti tutto l’anno, tranne il Venerdì Santo.
Solo per quanto riguarda l’omosessualità, sia maschile che femminile, sia le leggi che la condanna morale erano particolarmente rigide, prevedendo, in caso di mancata confessione, le fiamme dell’Inferno e, in caso di confessione, 10 anni di penitenza, ridotti ad 1 nel caso in cui l’esperienza fosse stata vissuta in età giovanile. Tuttavia, almeno fino alla fine del 1300, non fu condotta una vera e propria persecuzione nei confronti degli omosessuali che, solo in caso di “flagranza”, rischiavano di incorrere nelle punizioni previste.
Infine due miti da sfatare: il primo è la cintura di castità, un falso storico del XV secolo quando, in pieno Rinascimento, si voleva dimostrare quanto fossero stati bui gli anni precedenti; i modelli che abbiamo risalgono al XIX secolo e sarebbero stati impossibili da portare perché nessuno sarebbe sopravvissuto alle conseguenze igieniche. Il secondo è lo Ius Primae Noctis, il diritto del signore di trascorre la prima notte con le mogli degli abitanti dei propri domini: su di esso sono state costruite leggende e romantiche storie ma non abbiamo prove della sua reale esistenza. Le fonti riportano il “droit du seigneur”, il diritto del signore, che si riferiva in generale alla possibilità per il feudatario di riscuotere una somma di denaro per varie ragioni, tra cui il matrimonio, ma si trattava di una questione puramente economica.
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If you talk about History of Sex, Middle Ages actually aren’t the first link that spings to mind. The general idea we have, in fact, about this era is that it was a period of strong repression, dictated mainly by the presences of christian religion and Church in its aspect as the most rigid moralizer of attitudes. This is partially a fitting description but, at the same time, it is created by a very deep-rooted prejudices, formed thruogh the centuries. With a deeper historical analysis based on literary sources (from the Roman de la Rose, medieval bestseller by excellence, to Boccaccio’s novellas), medical texts and writings of jurists, canonists and theologians such as Thomas of Aquin and Alberto the Great, the so called “dark ages”turn out to be uninhibited beyond all expectation about sexuality. To demonstrate that, even in a society strongly influenced by guilty conscience and sense of sin, at the end, the pleasure of disobedience and transgression of the imposed rules prevailed.
If it is true that christian religion relegated phisical love to a vessel for procreation, it is just as real that sex, during Middle Ages, was considered a life aspect that people could talk about with some freedom, using terms that today we would judge at least vulgar and unsuitable for a good conversation. Natural element of men and women’s life, not alla labeled as evil, it was to be practiced as an essential part of married life because it was considered a duty, whose non-fulfillment, or an unsatisfying one, was one of the few accepted reasons to request the dissolution of the marriage. And being a duty, it formed a right of the claimant even in case of a mere attendance of a physical need. The canonist Uguccione from Pisa wandered about how much it was permissible to have sex for pure pleasure, concluding that to provide physical satisfaction was not such a severe sin that couldn’t be fixed with a confession and a little penitence. The female pleasure, then, was considered as an essential element in the procreation and, consequently, not insignificant: according to the medical principles of that time, in fact, starting from the fact that a man produces seed as a result of an orgasm, the same thing was suposed to happen with femal eggs. And this fundamental passage made them more flexible about tolerated sexual position. Well, the Church found a way to regulate also about it: deleted everything that did not lead to a pregnancy, considered sinful and punishable even up to an year in prison, the suited position, legal and ideal for procreation was the missionary one; accepted the standing and on the side ones; from behind only in case of demonstrated physical needs and with a little precautionary penitence; absolutely opposed to God’s will, the “Devil’s ride” with the woman above, dangerous even from medical point of view.
One point that, probabily, results as surprising is that this regulation was so detailed because sex was part of clergy’s life too: apart from the monks who took vow of chastity, both priests and clerics could get married at least until the XI century; after that, celibacy was formally imposed but the oppurtunity to live with a woman, the so called “priestess”, remained an unwritten right till the Counter Reformation, when rules became extremely stricter fot evetybody.
Concerning the concept of virginity, the reality was different from the one we believe on. To be a virgin was considered the highest state of grace but was it a condition they expected necessarly at the wedding? No, it wasn’t. In the nobility, characterized by wedding stipulated as contracts between families, the virginty was a valuable element of wife’s dowry but the reason was not linked toa moral issue but to the fact that a virginwoman didn’t run the risk to be already pregnant of another man and to give birth to an unlawful progeny. Outside the higher classes, premarital sex was widely common, constituting however a social stigma for women because of unwanted pregnancies, not always recoverable by remedial marriage. There were methods of birth control very popular, various and, naturally, ineffective: amulets, genuflections, lettuce decoctions and injections of ice water.
Once the wedding took place, the good christian’s rules imposed a calendar of sexual intercourse with programmed days of abstinence: no sex on Christmas, on Easter, in Pentecoste and Assuntion, during pregnancy, breast feedind and the days of mestrual period. The historians calculated that a married couple had 185 days per year to join together with all due respect of moral sense. You couldn’t have sex if you was drunk or if you ate too much but, at the same time, it wasn’t recommended with an empty stomach. However the medical science of that time based on the Theory of the Humors, warned about axcessive abstinence: in fact, woman was considered to be cold and wet while man was hot and dry. During sex, man lost a bit of his heat while woman chilled him out. And if too much sex could be cause of an excessive cooling that put in danger of life, at the same the lack of sex could generate an excess of heat, cause of anger and violence. To avoid this problem, without running the risk to corrupt their wives or, even wortst, to satisfy by themselvelves, medieval men could go to sexworkers, the prostitutes, a “necessary evil” accordingo to Thomas of Aquin, organized in the brothels opened alla year, except for the Good Friday.
Only regarding homosexuality, both male and female, both rules and moral condemnation were particulary though providing, in case of failure to confess, the Hellfire, and, in case of confession, 10 years of penitence, reduced to only 1 if it was experienced in youth years. However at least until the end of 1300’s, didn’t exist a real persecution against the homosexuals who, only in flagrante delicto, risked to run after in the punishment provided for.
At least, two myth to dispel: the first is the chastity belt, a false history of the XV century when, during the Reinassance, they wanted to prove how dark the previous years had been; the examples we have are from the XIX century and they would be impossible to wear because nobody could survive to the hygienic consequences. The second one is the Ius Primae Noctis, the Lord’s right to spend the first night with the wives of his dominion residents: legends and romantic stories were built on it but we don’t have any evidences of its real existence. The sources report the “droit du seigneur”, the Lord’s right that referred generally to the possibility for the feudal lord to collect a sum of money for many reason, including a wedding, buti t was a merely economical issue.
FONTI
Jacques Rossiaud, Sexualites au Moyen Age, Ed. Jean Paul Gisserot
Roberta Gilchrist, Medieval Life: Archaeology and the Life Course, Woodbridge, Boydell Brewer, 2012
Helen Rodnit Lemay, Women’s Secret, Albany Sunpress, 1992
Ruth Mazzo Karras, Sexuality in Medieval Europe. Doing unto Others, London, Routledge, 2017
Alain Boureau, The Lord’s first night: the myth of the Droit de Cuissage, Universithy of Chicago Press, 1998
Albrecht Classen, The medieval Chastity Bell: a myth-making process, New York, Palgrave, 2007