L’Eief, l’Einaudi Institute for Economics and Finance, centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia, ha dedicato l’attenzione dei propri ricercatori, nelle ultime settimane, agli effetti della crisi generata dal diffondersi della pandemia del Covid-19, con particolare attenzione alle conseguenze economiche della stessa e un occhio particolare alla situazione italiana.
Tra i vari articoli pubblicati sul tema – tutti reperibili, alcuni in italiani altri in inglese, sul sito web dell’Istituto – ne è stato diffuso nei giorni scorsi e aggiornato alla data di ieri, 30 marzo 2020, uno a firma di Franco Peracchi, che oltre che per l’Eief è affiliato alla Georgetown University e all’Università di Tor Vergata.
Peracchi, utilizzando i dati relativi al COVID-19 in Italia diffusi dal sito web del Dipartimento della Protezione Civile (DPC), “che al momento rappresentano la principale fonte di informazioni quantitative sulla pandemia in Italia”. Dati che vengono aggiornati quotidianamente, così come Peracchi aggiornerà ogni giorno la sua nota pubblicandola sul forum Covid-19 dell’EIEF.
L’idea di fondo dello studio è “descrivere e sintetizzare alcuni aspetti di base della pandemia in Italia senza tentativi di modellistica strutturale. Tuttavia, spero che i fatti stilizzati presentati possano aiutare a risolvere possibili interpretazioni del processo che si sta ancora svolgendo”. Ma c’è di più: in una sezione dello studio Peracchi prova a stilare una previsione basata sull’estrapolazione delle tendenze osservate. Che tra le altre cose permette di provare a stimare il momento in cui, nelle singole regioni italiane, potrebbero azzerarsi le nuove diagnosi di contagio da Covid-19, la cosidetta data di quota zero dei nuovi contagi.
Secondo i primi dati diffusi, l’intera nazione dovrebbe arrivare a quel risultato tra le seconda e la terza settimana di maggio, in particolare tra il 5 e il 16, anche se alcune zone potrebbero arrivarci già dalla prima metà di aprile e quasi tutte dovrebbero riuscirci entro la fine del mese che sta per iniziare.
Chi prima – l’ultimo aggiornamento del 30 marzo parla per la Basilicata del 6 aprile e per l’Umbria del 7 – chi dopo – l’ultima sarebbe la Toscana a inizio maggio – , con la data X stimata per il Lazio al 13 aprile. L’elenco regione per regione si trova all’interno dell’articolo.
Inutile sottolineare le fluttuazioni dovute agli intervalli previsti dallo studio in base ai metodi di calcolo utilizzati e alle oscillazioni riportate giornalmente dai dati delle singole regioni, con ovvie influenze sul dato stimato: da qui la disponibilità dell’Istituto ad aggiornamenti giornalieri. Ma lo studio, soprattutto in un’ottica aggregata nazionale, resta una buona base di partenza sia per il governo e le autorità locali che per famiglie e imprese per capire che percorso potrebbe doversi seguire nelle prossime settimane.
Il probabile, prossimo raggiungimento del limite dei contagi zero in alcune aree nazionali, inoltre, potrebbe essere ulteriormente utile, perché è lì che si potranno tirare le prime somme sulla gestione del post riapertura, sperimentando in modo da capire quali siano le modalità più sicure da applicare in seguito nelle altre regioni.