di Attilio Rosati
Ci avete pensato che mancherebbero circa 150 giorni all’inizio delle olimpiadi di Tokio? Il condizionale è d’obbligo perche se hanno rinviato Inter-Sampdoria, a causa del Corona virus, figuriamoci cosa succederà fra tre mesi delle Olimpiadi, a meno che qualcosa in termini di sicurezza e controllo della salute non avesse a cambiare nel frattempo. Si parla già apertamente di cancellazione dell’evento.
Il Comitato Olimpico Internazionale, sta cercando di addossare eventuali responsabilità sul Giappone, portando ad esempio le inefficienze che hanno gravato sulla questione della nave da crociera giapponese Diamond Princess. Ma il Premier Giapponese Shinto Abe, non ci sta e con tutto il garbo e la pacatezza che l’appartenenza alla razza richiedono, ha ribattuto: “Ma che me ne fotte a me? Se non le volete fare le Olimpiadi, non le fate”. È una traduzione approssimativa del pensiero di Abe, ma non molto distante dalla realtà, perché i giapponesi sono stati “stuzzicati” abbastanza esplicitamente dal membro più anziano del CIO, Richard Pound, il quale ha dichiarato in un’intervista esclusiva all’Agenzia di stampa “ Associated Press”: “Le persone dovranno chiedersi: la situazione è sufficientemente sotto controllo per andare a Tokyo, o no?”
Una domanda capziosamente retorica che a sua volta può essere tradotta: “Col cavolo, giacché sono anziano, che vengo a rischiare la pelle in Giappone, se la situazione non è più che sicura”.
Il problema non è di poco conto. Intorno ad un evento di caratura planetaria come le Olimpiadi gravitano interessi economici di proporzioni enormi. Ancora una volta i problemi della salute e quelli dell’economia mondiale s’intersecano in un pericoloso arzigogolo che ci fa tornare in mente una vecchia battuta: “Taluni pensano che il percorso più breve per riunire due punti non sia una retta, bensì l’arabesco”. Non c’entra una minchia, ma non sapevo come chiudere il pezzo e, quindi, ho usato questo. Alla prossima.