Riceviamo da Sandro Vallesi e pubblichiamo
Caro Direttore, non vorrei passare per una Cassandra. Intanto perché non ho il dono della profezia e poi perché, di fronte ai fatti infausti, ho sempre cercato di reagire, con le mie poche forze e nell’area politica a cui appartengo, la sinistra, prima nei DS-PD, poi nella Primavera per Tarquinia e infine nel Movimento Civico. Senza successo in verità.
Oggi ci troviamo di fronte ad un altro pericolo per Tarquinia: il futuro dell’Università Agraria. Questo Ente è molto antico. Dal 1894 in questa forma, dal 1450 in quella di Arte Agraria. La Legge 168 del 20 Novembre 2017 lo ha profondamente trasformato. In primo luogo conferisce ai domini collettivi una valenza costituzionale che insieme alla costante giurisprudenza della Corte Costituzionale, ne rafforza il principio di tutela e gestione diretta dei portatori del diritto di uso civico. In secondo luogo la L. 168 riconosce il primato degli organismi di gestione diretta di questi beni, laddove esistono, come nel caso dell’Università Agraria, attribuendo loro il potere di autonormarsi. Infine la L.168 trasforma le Università Agrarie da Enti locali minori in Enti di diritto privato. La Regione aveva la possibilità, entro un anno dall’entrata in vigore della legge, di regolare il passaggio da un regime all’altro, ma la Regione Lazio ha rinunciato a questa opportunità facendo passare l’anno inutilmente. Dal 2019 pertanto l’Università Agraria avrebbe dovuto dotarsi di un nuovo Statuto per adeguarsi alla nuova legge. Cosa che ad oggi non ha ancora provveduto a fare.
Sarebbe stata cosa saggia e giusta che, essendo presenti nel Consiglio di Amministrazione solo forze di centro-destra, si fossero coinvolte tutte le forze politiche e magari anche i cittadini, dovendo elaborare un documento fondamentale e super partes come uno Statuto che riguarda tutti e non soltanto una parte politica. Ma così non è stato fatto, mentre l’Ente viene ancora gestito senza alcuna autorità di vigilanza e di controllo, esponendolo a devastanti interventi della magistratura.
Il Sindaco, come ha dichiarato, vorrebbe addirittura sciogliere l’U.A. e trasferire al Comune i beni di uso civico. Ma non può farlo. Avrebbe bisogno di una nuova legge e del consenso di tutti i cittadini che di quei beni sono i diretti proprietari.
Il PD si comporta come una zitella offesa, che, dopo 11 anni di gestione ha fatto commissariare l’Ente, ha snobbato le ultime elezioni e ora sta alla finestra ad aspettare che il suo pretendente finisca in disgrazia. Il Movimento Civico sembra abbonato ad abbaiare alla luna più che a intraprendere azioni concrete ed efficaci. I 5 Stelle, beh!, chissà dove sono? Per cui resta Cassandra e questa martoriata città a cui un dio infuriato ha decretato la distruzione.
Sandro Vallesi