Riceviamo e pubblichiamo
Prossimo appuntamento con “Tra Terra e Mare”, il fortunato ciclo di conferenze di archeologia subacquea promosso dalla STAS con il sostegno del MIBAC e della ASD Assonautica di Tarquinia “G. Maffei”, sarà Giovedì 08 agosto, alle ore 21.30, nella Lizza della Torre di Dante con Luca Lanteri, docente all’Università degli Studi della Tuscia.
Stavolta si parlerà di un’opera di ingegneria marittima che ha pochi eguali nel mondo antico “Il porto di Miseno. Indagini di archeologia sottomarina”.
Il “Sinus Militum” dei Romani, era un porto naturale nel golfo di Napoli, all’interno di un antico cratere vulcanico, ebbe un’importanza fondamentale per l’Impero, in quanto ospitò per cinque secoli la potente flotta navale romana, la “Classis Praetoria Misenensis”, istituita da Augusto nel 27 a.C., grazie al genio strategico di Marco Vipsanio Agrippa, con il compito di sorvegliare la parte occidentale del Mediterraneo.
Un porto capace di contenere 250 navi con un equipaggio di 10.000 tra legionari e ausiliari, da dove nel 79 d.C. partirono i primi soccorsi per Pompei, Stabia ed Ercolano duramente colpite dall’eruzione del Vesuvio. Ebbe alcuni distaccamenti nei principali porti dell’Impero, come ad esempio nella vicina Centumcellae (Civitavecchia).
Il complesso portuale era articolato in darsene, moli e banchine realizzate anche in mare aperto sfruttando audaci soluzioni tecniche e ingegneristiche. Gli imponenti resti di questa incredibile opera, come avremo modo di vedere, giacciono oggi sommersi presso Capo Miseno, all’estremità occidentale del Golfo di Pozzuoli, in una zona, quella dei Campi Flegrei, colpita da fenomeni di bradisismo che sin dall’epoca romana hanno provocato la sommersione di ampie fasce di litorale, rendendo oltremodo difficile la ricostruzione dell’antica conformazione topografica.