In questo blog abbiamo abbiamo già incontrato il Kangal, il grande cane dell’Anatolia. Ora incontriamo un suo vicino di casa, l’Ovcharka, il cane da pastore caucasico. Come il Kangal ci vengono presentati diversi tipi, o sottotipi di questo cane e, come per quello anatolico, è difficile orizzontarsi. In fondo ognuno, ogni etnia ogni luogo vuole averne uno, tutto suo, così troviamo diversi nomi, come Cane da pastore delle montagne, della Russia meridionale o dell’Asia centrale.
L’Ovcharka è un cane “buono”, dicono, ma tutti sono buoni se allevati bene. E’ adatto ad ogni clima e soffre solo quello molto caldo e umido, ma questo lo soffriamo anche noi, umani, e il nuovo mondo sembra proprio che sarà così.
Ma andiamo da un’altra parte del mondo, proprio a casa nostra, in Sabina. Troviamo che gli abitanti di Montopoli sono chiamati Corsari.
Un nome ricordo di antichi pirati, Saraceni o Barbareschi? Sembra strano per un paese lontano dal mare. Certo nel IX secolo la Sabina venne in gran parte occupata da musulmani provenienti dal Nord Africa, dalla Spagna, dalla Sicilia. Erano Arabi, antichi abitantidella Spagna convertiti all’Islam, persino Persiani del Golfo, giunti nel Mediterraneo perché la loro abilità marinara era necessaria. In particolare erano Berberi, e devono essersi trovati bene nella montagnosa Sabina.
In realtà quel nome, Corsari, deriva dal Cane Corso, un cane impiegato in guerra e come difesa. Si tratta, molto probabilmente, del molosso italiano, discendente dal cane da combattimento dei Romani e il suo nome deriverebbe da curtis, ossia la corte, il recinto.
E’ che la Storia della Sabina, come di tute le zone del Lazio, è estremamente complessa e affascinante. Ma il periodo islamico, fa IX e X secolo, è di solito dimenticato o sottovalutato, perfino dal grande storico Michele Amari. Ho dedicato un libro a quel periodo, Falce di luna, e una presentazione è possibile leggerla sul mio sito web.