ETRUSCHI MAESTRI ARTIGIANI
Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia
25 luglio – 31 ottobre 2019
Cerveteri, Museo Nazionale Archeologico Cerite e Necropoli della Banditaccia Tarquinia, Museo Archeologico Nazionale e Necropoli dei Monterozzi
a cura di Andrea Cardarelli e Alessandro Naso
I nomi di Cerveteri e Tarquinia costituiscono senza ombra di dubbio, sia per il vasto pubblico degli interessati sia per la ristretta cerchia degli specialisti, un riferimento immediato, quasi un sinonimo, agli Etruschi e alla loro cultura, tanti sono i reperti archeologici, le fonti storiche e le testimonianze epigrafiche accumulati in entrambe le città lungo il millenario sviluppo della civiltà etrusca. Questa situazione d’eccellenza è valsa, esattamente 15 anni fa, nel 2004, alle necropoli di Cerveteri e Tarquinia, nonché alla rispettiva zona di rispetto (buffer zone), l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO (United Nations Educational Scientifical and Cultural Organization).
Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, celebra questo importante anniversario nelle quattro sedi del Museo e della Necropoli di Cerveteri e del Museo e della Necropoli di Tarquinia, con un’iniziativa pensata nell’ottica di una fruizione integrata dell’intero sito UNESCO.
Il 25 luglio, infatti, inaugura nei due musei, la mostra “Etruschi maestri artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia” (fino al 31 ottobre 2019).
È una straordinaria opportunità per evidenziare la stretta connessione tra le due antiche città etrusche, ma, soprattutto, per rinsaldare il legame naturale tra i musei e le rispettive necropoli.
L’esposizione, curata da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, rilegge le prestigiose raccolte già esistenti nei due musei, anche grazie ai confronti offerti dalla presenza di importanti prestiti come alcuni capolavori ceramici conservati a Roma, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e alcuni celebri oggetti preziosi della Tomba Regolini Galassi, appartenenti alle collezioni dei Musei Vaticani, che per la prima volta tornano a Cerveteri, dove furono scoperti. Vengono proposti al pubblico una serie di reperti particolarmente significativi provenienti dalle necropoli di Cerveteri e Tarquinia, facendoli emergere dal percorso museale.
“Nel nome degli Etruschi questa mostra – sottolinea la direttrice del Polo Edith Gabrielli – tiene uniti quattro siti di grande importanza per l’arte e la cultura del nostro Paese. Per noi è una tappa importante: come l’intero progetto ArtCity Estate 2019, di cui fa parte, essa sottolinea l’ormai raggiunta capacità del Polo Museale del Lazio di ‘fare rete’ con le amministrazioni locali”.
In riferimento a questi obiettivi e con l’intento di intraprendere un percorso scientifico complessivo in linea con le attuali tendenze della ricerca, si è deciso di porre l’attenzione sull’eccezionale rilevanza dell’artigianato etrusco e sulla straordinaria perizia raggiunta dagli artigiani nel corso del primo millennio a.C. nelle due città di Cerveteri e Tarquinia.
Nella prospettiva prescelta e con l’intento di far apprezzare la complessità delle operazioni richieste dall’articolata catena artigianale, si è quindi deciso di riprodurre come oggetto-campione un elmo bronzeo di particolare prestigio e significato socio-economico della prima età del Ferro (fine X – VIII sec. a.C.), riprendendo in video le fasi della sequenza produttiva per mostrarle accanto agli oggetti originali e alle riproduzioni. In questo modo sarà possibile a tutti verificare quali cognizioni tecniche e quanto sapere artigianale si celino in oggetti, ai quali per lo più non si concede che un’occhiata frettolosa.
I visitatori potranno inoltre ammirare sotto una nuova luce oggetti di raro pregio, come l’eccezionale corredo della tomba tarquiniese con la celebre situla (un particolare tipo di vaso cilindrico) dell’inizio del VII secolo a.C. recante il nome in caratteri geroglifici del faraone Bocchoris, ma anche una tromba-lituo, uno scudo e una scure in bronzo finemente decorati, sepolti nel VII secolo a.C. come offerta rituale in un antico deposito votivo di Tarquinia.
Dalla fine del VI all’inizio del V sec. a.C. l’importazione di vasellame dipinto da varie regioni della Grecia, con la preminenza assoluta dell’Attica e di Atene in particolare, raggiunse l’apogeo: molti vasi dell’epoca, opportunamente evidenziati nell’esposizione, riportano scene suggestive, che costituirono al tempo un potente ed efficace veicolo di diffusione della cultura e della mitologia dei Greci anche nell’Italia centrale. Ne è celebre testimonianza uno degli oggetti più famosi conservati nel Museo di Cerveteri: il cratere di Euphronios, noto capolavoro della produzione attica, che un etrusco ha voluto per sé e nella sua dimora eterna. La presenza di opere realizzate direttamente da artisti greci ha poi stimolato in Etruria una ricca produzione locale, testimoniata ad esempio dal gruppo delle idrie (vasi per contenere bevande) ceretane con il loro stile originale e immediatamente riconoscibile.
La mostra si avvale di un prestigioso comitato scientifico, composto da archeologi, storici dell’arte e museologi, tra i quali si annoverano alcuni dei maggiori esperti internazionali in etruscologia:
Fernando Gilotta – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Barbara Jatta – Direttrice dei Musei Vaticani
Laura Michetti – Sapienza Università di Roma
Marina Micozzi – Università degli Studi della Tuscia
Marco Pacciarelli – Università degli Studi di Napoli Federico II
Enrico Parlato – Università degli Studi della Tuscia
Maria Antonietta Rizzo – Università di Macerata
Scheda informativa
Orari
Museo Nazionale Archeologico Cerite, Cerveteri
Necropoli della Banditaccia, Cerveteri
Museo Archeologico Nazionale, Tarquinia
Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Da martedì a domenica dalle ore 8:30 alle 19:30
La biglietteria chiude alle ore 18:30
Biglietti
Museo Nazionale Archeologico Cerite, Cerveteri
Necropoli della Banditaccia, Cerveteri
Museo Archeologico Nazionale, Tarquinia
Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
intero € 6,00 | ridotto € 2,00
Biglietto cumulativo (Museo + Necropoli) con validità due giorni
intero € 10,00 – agevolato € 4,00
Biglietto cumulativo sito Unesco
(Museo e Necropoli di Cerveteri + Museo e Necropoli di Tarquinia) con validità sette giorni
intero € 15,00 – agevolato € 8,00
La mostra, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, è inserita nell’ambito di Artcity Estate 2019. Il catalogo è edito da arte’m.
Edith Gabrielli
direttrice del Polo Museale del Lazio
Le sedi della mostra Etruschi maestri artigiani fanno attualmente parte del Polo Museale del Lazio. Il Polo è un istituto periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, operativo dal 2015, gestisce allo stato odierno 46 musei e luoghi della cultura di Roma e del Lazio, appunto. Nel suo primo quadriennio di vita il Polo ha raggiunto risultati convincenti e ormai unanimemente riconosciuti. Rientra senza dubbio in questi risultati l’aver restituito al pubblico sei luoghi della cultura rimasti chiusi da molti anni. D’altro canto le operazioni di riapertura, sebbene eclatanti e giustamente lodate dagli organi di stampa, costituiscono il momento ultimo di un’azione museologica più profonda, complessa e soprattutto capillare. Un’azione fatta per esempio di piani globali in materia di sicurezza, di manutenzione e di conservazione programmata, di uno sforzo costante per raggiungere standard museologici comuni e riconosciuti a livello internazionale – con particolare riferimento ai percorsi di visita – del coinvolgimento di Università e di altri prestigiosi istituti nella ricerca o infine di un legame continuo e intenso con il territorio e con le sue Amministrazioni.
È proprio questo lavoro ad avere garantito al Polo risultati notevoli anche sul piano quantitativo. Fra il 2015 e il 2019 i visitatori sono per esempio aumentati di quattro milioni. L’incremento si lega ad alcuni grandi attrattori, il Pantheon e il Vittoriano in testa, ma anche a siti molto più piccoli, ciascuno dei quali ha dato il proprio contributo. Contestualmente gli introiti da bigliettazione sono aumentati di circa 6 milioni di euro, superando i 14 milioni annui. Numeri significativi vedono al centro il Vittoriano e il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Il Castello, in particolare, ha quasi triplicato gli incassi, passando dai 3.604.134 euro netti del 2014 ai 10.589.228 euro del 2018. Il Polo ha fatto comunque una scelta precisa sul piano della museologia. Questi introiti sono stati e sono tuttora posti al servizio di un concetto di tutela e valorizzazione integrate, ovvero sono redistribuiti a vantaggio di tutti i musei, dimostrando con i fatti che i musei piccoli non sono musei minori.
È in tale dimensione che s’inseriscono anche Cerveteri e Tarquinia. I musei e le necropoli sono entrati nel Polo in momenti diversi, tra il 2015 e il 2018. Il lavoro si sta qui articolando lungo tre direttrici principali. La prima consiste nel favorire una fruizione integrata dei quattro siti, attraverso la creazione di nuovi percorsi di visita e di una comunicazione museale coordinata chiara ed efficace. La seconda nell’intensificare il rapporto con il territorio, ascoltando le esigenze delle comunità anche in forza di forme sempre più strette di collaborazione con le Amministrazioni locali. La terza nel far conoscere questi luoghi e a condividerli con la cittadinanza che vi abita accanto.
Attenzione qui. Si sente spesso dire che l’obiettivo dei nostri musei e più in generale dei nostri beni culturali deve essere solo e soltanto il turismo internazionale, a seconda delle circostanze identificato con il pubblico cinese, l’americano, il giapponese e così via. Ora, il dato reale suggerisce esattamente il contrario.
Il dato reale ci dice che il museo, i nostri beni culturali sono ben tutelati e ben gestiti quando vivono in armonia con i rispettivi contesti. Solo così i musei italiani, il paesaggio italiano, la cultura italiana possono fra l’altro acquisire la fisionomia di un potente attrattore per il turismo internazionale. Il caso Toscana insegna. Nel 2019 la strategia del Polo su Tarquinia e Cerveteri significa anche una rassegna intitolata Immaginario Etrusco e questa mostra. L’una e l’altra rientrano all’interno della terza edizione di ArtCity, un progetto museologico che riunisce sotto un unico ombrello oltre 200 iniziative culturali costruite ‘su misura’ per ciascuno dei siti del Polo. L’idea di ArtCity consiste nel far entrare nei nostri musei chi in precedenza non lo aveva mai fatto. E magari nel convincerlo a tornarvi più volte, secondo il ben noto meccanismo della fidelizzazione. Le centinaia di migliaia di visitatori delle precedenti edizioni, come pure l’esito dei primi appuntamenti di Immaginario Etrusco, hanno confermato la bontà di questa formula. Auspichiamo che lo stesso accada anche con Etruschi maestri artigiani.
Etruschi maestri artigiani.
Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia
Andrea Cardarelli, Alessandro Naso
Sia per il vasto pubblico degli interessati sia per la ristretta cerchia degli specialisti i nomi di Cerveteri e Tarquinia costituiscono senza ombra di dubbio un riferimento immediato, quasi un sinonimo, agli Etruschi e alla loro cultura, tanti sono i reperti archeologici, le fonti storiche e le testimonianze epigrafiche accumulati in entrambe le città lungo il millenario sviluppo della civiltà etrusca. Questa situazione d’eccellenza è valsa nel 2004 alle necropoli della Banditaccia a Cerveteri e dei Monterozzi a Tarquinia, nonché alla rispettiva zona di rispetto (buffer zone), l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale dell’umanità curata dall’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura UNESCO (United Nations Educational Scientifical and Cultural Organization). Per celebrare il quindicesimo anniversario del significativo quanto ambito riconoscimento, il Polo Museale del Lazio, nella cui sfera di competenza ricadono anche i musei e i parchi archeologici di Cerveteri e Tarquinia, ha deciso di allestire due esposizioni nei rispettivi musei e ne ha affidata la responsabilità agli scriventi, coadiuvati dai funzionari competenti e da un comitato scientifico di esperti dei periodi storici abbracciati dall’iniziativa.
Mediare in modo accessibile e scientificamente corretto agli interessati e agli specialisti una selezione dell’enorme massa di dati e notizie acquisiti sui due centri, per ricavarne profili storici paralleli ma per necessità distinti, come sempre si verifica per le città dell’Etruria, è quindi impresa da far tremare le vene e i polsi, per ripetere la metafora dantesca già ricordata da Massimo Pallottino in relazione a un nuovo allestimento del Museo di Villa Giulia a Roma.
Considerando la ricchezza e completezza dei due musei si è ritenuto, in accordo con la Direzione del Polo Museale, di non realizzare una vera e propria esposizione temporanea, ma di puntare a una valorizzazione delle prestigiose raccolte già presenti nei due musei, integrandole con pochi puntuali prestiti, per dare senso a un itinerario tematico che potesse valorizzare alcuni contesti e specifici manufatti, in modo anche da prefigurare una possibile nuova conformazione delle collezioni museali.
In riferimento a questi obiettivi e con l’intento di intraprendere un percorso scientifico complessivo in linea con le attuali tendenze della ricerca, è stata valutata la possibilità di porre l’attenzione sull’eccezionale rilevanza dell’artigianato etrusco e sulla straordinaria perizia raggiunta dagli artigiani nel corso del primo millennio a.C. nelle due città di Cerveteri e Tarquinia. Senza togliere nulla alle altrettanto straordinarie capacità di altre città dell’Etruria e alle coeve popolazioni dell’Italia antica, non vi è dubbio che in moltissime produzioni artigianali gli Etruschi di Cerveteri e Tarquinia furono dei veri e propri maestri e che le produzioni delle due città si possono considerare esemplificative per quelle dell’intera Etruria. Per qualità e quantità l’artigianato etrusco raggiunse infatti livelli altissimi, come confermano le opere commissionate a scultori etruschi a Roma già all’epoca di Tarquinio Prisco, che secondo la cronologia tradizionale regnò dal 616 al 579 a.C., nonché la fama che le produzioni etrusche conobbero anche ad Atene almeno nella seconda metà del V secolo a.C., quando il commediografo Ferecrate celebrò “gli Etruschi esperti della tecnica che
producono oggetti di ogni tipo”. Questi riferimenti valevano non solo per trombe e candelabri bronzei, ma anche per i sandali femminili, le cui alte suole si prestavano a essere rivestite di lato da lamine bronzee decorate a sbalzo con scene figurate, consapevolmente adottate da Fidia nella statua in avorio e oro riproducente Atena nel Partenone sull’Acropoli di Atene.
Nella prospettiva prescelta e con l’intento di far apprezzare la complessità delle operazioni richieste dall’articolata catena artigianale, si è quindi deciso di riprodurre come oggetti-campione alcuni manufatti bronzei di particolare prestigio e significato socio-economico della prima età del Ferro (fine X – VIII secolo a.C.), riprendendo in video le fasi della sequenza produttiva per mostrarle accanto agli oggetti originali e alle riproduzioni. In questo modo sarà possibile a tutti verificare quali cognizioni tecniche e quanto sapere artigianale si celino in oggetti, ai quali per lo più non si concede che un’occhiata frettolosa.
Non è stato possibile estendere questo approccio analitico agli altri reperti compresi nel percorso espositivo, che negli inquadramenti compresi nella guida a stampa vengono comunque esaminati con particolare attenzione ai processi produttivi e alle tecniche impiegate. La guida si apre con sintetiche rassegne sulle quattro principali fasi storiche della civiltà etrusca esaminate nei due percorsi espositivi per fornire l’imprescindibile quadro storico generale, suddiviso rispettivamente in età del Ferro, orientalizzante, epoca arcaica e tardo-arcaica e dal periodo classico all’ellenismo, che valgono come introduzioni generali, con particolare riguardo al tema prescelto.
I percorsi realizzati si snodano tra alcune delle più significative produzioni artigianali caratteristiche delle due città: per quanto riguarda le fasi più antiche attribuibili all’aspetto comunemente noto come periodo villanoviano, per Cerveteri è stata considerata la produzione tessile (Cerveteri n. 1), mentre a Tarquinia si è puntato l’interesse sulla produzione metallurgica, che rappresenta una delle più eclatanti componenti artigianali della prima età del Ferro (Tarquinia nn. 1-3). Per i successivi secoli nei quali si sviluppò la civiltà etrusca si è cercato di enucleare alcune caratteristiche produzioni attraverso una scelta di reperti significativi delle ricchissime raccolte dei due musei.
Per la prima volta in assoluto vengono esposti a Cerveteri alcuni manufatti provenienti dalla tomba Regolini-Galassi, vero e proprio incunàbolo della cultura orientalizzante (fine VIII – inizio VI secolo a.C.) e non solo per l’Etruria (Cerveteri n. 2). Lievemente più antico, ma altrettanto significativo è il corredo della tomba tarquiniese con la situla recante il nome in caratteri geroglifici del faraone Bocchoris (Tarquinia n. 5), che al di là degli interrogativi di varia natura suscitati anche di recente costituisce un punto fermo per la cronologia dell’intera fase orientalizzante. A quest’epoca risale anche l’elaborazione del bucchero, la ceramica nazionale degli Etruschi, che proprio a Cerveteri conobbe le manifestazioni più antiche e prestigiose (Cerveteri n. 3). Alla fase orientalizzante appartengono pure oggetti bronzei di prestigio riferibili ad antiche cerimonie a Tarquinia (Tarquinia n. 6) e corredi funerari particolarmente significativi, che annoverano cimeli rari e preziosi provenienti da numerose regioni del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, spesso noti proprio
dai rinvenimenti effettuati in Etruria: vengono in tal modo focalizzati fenomeni culturali di ampio respiro e di lunga durata, quali i contatti con il Mediterraneo orientalee il mondo greco (Cerveteri nn. 4-5 e 7-8; Tarquinia nn. 4 e 9), che furono forieri di conseguenze di enorme importanza per l’Occidente, quali la trasmissione dell’alfabeto greco agli Etruschi e da loro alle genti dell’Italia preromana.
La forte attrazione esercitata dall’Etruria nel Mediterraneo determinò non solo l’afflusso di prodotti esotici, ma anche di maestranze specializzate che introdussero nell’Italia centrale tecniche e materiali in precedenza ignoti, di origini sia naturali quali l’avorio e le uova di struzzo (Tarquinia n. 7), sia artificiali quale il vetro (Cerveteri n. 6).
Nella più matura fase arcaica e tardo-arcaica (inizio VI – inizio V secolo a.C.) le due città accentuarono la propria fisionomia, dando origine a produzioni differenti e differenziate, come a Caere il vasellame ceramico a figure nere di derivazione greco-orientale (Cerveteri nn. 9-11) e le lastre fittili dipinte (Cerveteri n. 12), a Tarquinia i lastroni litici a scala (Tarquinia n. 8) e le borchie bronzee (Tarquinia n. 13). Non senza l’apporto di artisti greci a Tarquinia si sviluppò dal VI al III secolo a.C. la moda di dipingere le pareti delle tombe a camera con scene figurate, i cui soggetti traevano spunto anche da pitture vascolari (Tarquinia, nn. 11-12, 14). Tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. l’importazione di vasellame dipinto da varie regioni della Grecia, con la preminenza assoluta dell’Attica e di Atene in particolare, raggiunse l’apogeo (Cerveteri n. 13; Tarquinia nn. 10-12): le scene raffigurate sui vasi costituirono un potente ed efficace veicolo per la diffusione di cultura e mitologia dei Greci anche nell’Italia centrale, come indicano i grandi cicli decorativi in terracotta approntati e messi in opera sulle facciate degli edifici sacri con fortissima funzione didascalica (Cerveteri n. 14), che sfruttarono la tradizionale abilità degli Etruschi nella lavorazione plastica dell’argilla (Cerveteri n. 15). Alla seconda metà del IV secolo a.C. risalgono gli influssi provenienti dalla Macedonia (Cerveteri n. 16), diffusi in una regione caratterizzata dall’epoca tardo-classica ed ellenistica (inizio V-III secolo a.C.) dalla larghissima diffusione della pratica del dono agli dei nei santuari di una vasta gamma di manufatti non solo fittili (Tarquinia nn. 15-16).
Non da ultimo il percorso entro il Museo Nazionale Tarquiniense ha consentito di tracciare le principali vicende storico-artistiche dello straordinario contenitore di quelle raccolte archeologiche, il palazzo Vitelleschi (Tarquinia n. 17). Ci auguriamo che questa impostazione possa suscitare nel pubblico e negli specialisti un interesse pari all’entusiasmo con il quale abbiamo espletato il nostro incarico.
Daniela De Angelis
direttrice del Sito Unesco di Cerveteri e Tarquinia
Le città di Cerveteri e Tarquinia rappresentano per l’immaginario collettivo forse più di ogni altro sito il volto degli Etruschi: le pitture della Necropoli di Tarquinia con le loro scene di vita dai colori accesi e il paesaggio dei maestosi tumuli di Cerveteri non solo rivelano un grande senso di devozione e rispetto per i defunti, ma sono soprattutto una testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca. Per questo motivo le necropoli etrusche della Banditaccia a Cerveteri e dei Monterozzi a Tarquinia sono state inserite nel 2004 nelle liste del Patrimonio mondiale dell’UNESCO come “capolavoro del genio creativo dell’uomo”.
L’abilità degli Etruschi come artigiani, ma anche la loro capacità di apprezzare le arti, hanno portato alla creazione di questo patrimonio archeologico e storico-artistico senza eguali, a cui fanno riferimento le motivazioni espresse dall’Unesco, che vale la pena qui ricordare per esteso:
1. Le necropoli di Tarquinia e di Cerveteri sono capolavori del genio creativo: le grandi pitture murali di Tarquinia sono eccezionali sia per la qualità di esecuzione che per il loro contenuto, che rivela aspetti della vita, della morte e del credo religioso degli antichi Etruschi. Cerveteri mostra in un contesto funerario lo stesso progetto urbanistico e gli stessi schemi architettonici che venivano applicati nella progettazione delle antiche città.
2. Le due necropoli costituiscono un’unica ed eccezionale testimonianza dell’antica civiltà Etrusca, l’unica civiltà urbanizzata nell’Italia pre-romana. Inoltre, la rappresentazione della vita quotidiana sulle tombe affrescate, molte delle quali sono riproduzioni di case Etrusche, è una testimonianza unica di questa cultura scomparsa.
3. Molte delle tombe di Tarquinia e di Cerveteri rappresentano tipologie di abitazioni che non esistono più.
I cimiteri, progettati come città, sono tra i più antichi esistenti nella regione.
La ricorrenza dei 15 anni dalla proclamazione Unesco coincide quest’anno con un momento felice nella storia dei siti di Cerveteri e Tarquinia. Infatti, soltanto a metà del 2018 i Musei e le Aree Archeologiche sono state riunite sotto un unico Istituto del Mibac, il Polo Museale del Lazio. Spetta alla direttrice del Polo, Edith Gabrielli, il merito di averne fatto un unico complesso, restituendo così al sito Unesco la sua unitarietà. Questa ha permesso di avviare un progetto di valorizzazione complessivo, che vede nell’inaugurazione della mostra Etruschi maestri artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia, la prima fase di un rinnovamento degli allestimenti e dei percorsi espositivi, che interesserà tutto il sito Unesco verso un sistema omogeneo di comunicazione, fruizione e valorizzazione.
Il titolo stesso della mostra riassume uno dei temi portanti del progetto: le aree e i Musei archeologici sono stracolmi di reperti e opere d’arte dall’importanza storica enorme, che però spesso passano quasi inosservati, quindi attraverso nuove prospettive e nuove chiavi di lettura, come ad esempio lo studio tecnologico e la riproduzione sperimentale degli oggetti, presentati nella prima sezione della mostra nel Museo di Tarquinia, il
visitatore sarà invitato a osservare da un nuovo punto di vista quanto si cela nelle vetrine e lungo i percorsi di visita, per meglio apprezzarne il valore storico, culturale e artistico.
Una condizione imprescindibile per il progetto unitario di valorizzazione, e quindi per la mostra, è non solo recuperare il legame che unisce i due centri etruschi di Cerveteri e Tarquinia, ma soprattutto ripristinare nella fruizione del sito Unesco lo stretto collegamento che esiste fra le Necropoli e i Musei, che di queste ultime ospitano i preziosi reperti. In questo senso la mostra Etruschi maestri artigiani si snoda tra i due Musei di Cerveteri e Tarquinia, approfittando proprio del “genio creativo dell’uomo”, per raccontare attraverso l’artigianato e il suo sviluppo, aspetti ed evoluzione della società etrusca dal suo apparire fino al suo declino. La collaborazione tra diversi Enti e Musei – di cui è testimonianza la presenza di alcuni degli oggetti più preziosi della splendida tomba Regolini Galassi, che per la prima volta tornano a Cerveteri proprio in occasione di questa mostra, grazie al prestito concesso dai Musei Vaticani – e il continuo rapporto con il territorio, sono il cuore di questa mostra, nell’ottica di un continuo rinnovamento non solo delle esposizioni ma anche delle modalità di narrazione, che ci auguriamo possa essere il primo passo verso un nuovo approccio al nostro patrimonio culturale.