80esimo anniversario della morte di Norma Cossetto, Paterna: “Foibe pagina orrenda della nostra storia: ricordare le vittime è un dovere”

Riceviamo dalla consigliera regionale Valentina Paterna, presidente della VIII Commissione, e pubblichiamo

Oggi, 5 ottobre, 2023, ricorre l’ottantesimo anniversario della morte di Norma Cossetto, studentessa universitaria istriana gettata in una foiba dopo essere stata brutalmente torturata e violentata dai partigiani del maresciallo Tito. Una sorte purtroppo comune a molte altre vittime nei territori giuliano-dalmati tra il 1943 e il 1945. “Le foibe – commenta la consigliera regionale Valentina Paterna – rappresentano una pagina orrenda della nostra storia, una macchia incancellabile costata la vita a migliaia di persone, trucidate per la sola colpa di essere italiane”.

“A Norma Cossetto – prosegue la presidente della VIII Commissione – è dedicato il parco di via del Colle a San Martino, frazione del comune di Viterbo, dove ieri il Comitato 10 Febbraio e le istituzioni hanno tenuto una commemorazione ufficiale. Lo stesso è avvenuto in altre 345 città italiane ed estere. Sarà mia premura personale, assieme alla giunta Rocca e a tutto il Consiglio regionale, non far mai mancare il pieno sostegno a queste iniziative”. I massacri delle foibe portarono all’esodo di oltre 300mila persone. Di queste, ne giunsero nel solo territorio laziale circa 16mila (10.000 a Roma e 6.000 nelle altre province).

“Fa rabbia pensare – conclude la presidente – che ancora oggi esistano persone che tentano di negare le atrocità subite dai civili italiani in Istria, Fiume e Dalmazia. La storia ha appurato che le foibe furono una feroce ed ingiustificabile operazione di pulizia etnica. La comunità giuliano-dalmata ha dovuto lottare per interi decenni affinché lo Stato istituisse il Giorno del Ricordo, perché le azioni dei partigiani titini vennero occultate per quasi 60 anni. Per questo, al fine di mantenere viva la memoria di quanto accaduto, è doveroso ricordare tutti i nostri connazionali periti in quella tremenda fase della guerra ed anche quelli costretti a dover lasciare le proprie terre natie”.