C’è una via, a Londra – non distante da Regent Street, a cui la collega un breve tratto di Vigo Street – sulla quale si possono raccontare tutta una serie di storie: cosa che, a ben vedere, accade per molte strade, stradine e piazze di una capitale che ha pagine e pagine di momenti, ricordi, vicende ed aneddoti in tantissimi ambiti.
Eppure, esattamente 50 anni fa da oggi, quella via è entrata di diritto nella leggenda: della musica, prima di tutto, ma anche del costume e della vita della città, ben più di quanto fosse finora.
Savile Row, infatti, sino al 30 gennaio del 1969, era – e la tradizione è mantenuta tutt’ora – soprattutto la via dell’eleganza e della moda: costruita nella prima metà del ‘700 e dedicata a lady Dorothy Savile, moglie del conte di Burlington a cui faceva capo l’area che, proprio in quegli anni, subiva la trasformazione urbanistica ed architettonica che l’ha resa come è ora.
Ad imprimere il primo marchio storico alla via è stata, come detto, la grande sartoria: negli anni, gli atelier di Savile Row – che in origine era Savile Street – hanno accolto personaggi come l’ammiraglio Nelson, Napoleone III, Winston Churchill e, più di recente, il Principe Carlo. Ma anche star dello spettacolo, da Elton John a Mick Jagger, da Andrew Lloyd Webber a Jude Law.
Un ritrovo per l’eleganza, insomma, un luogo da gentlemen così iconico che Jules Verne, nel cercare casa al Phileas Fogg del suo “Il giro del mondo in 80 giorni”, scelse proprio il numero 7 di quella via: anche perchè, al numero 1, era situata la sede della Royal Geographical Society, punto di partenza di molte delle più celebri spedizioni britanniche.
Nulla, però, avrebbe acceso i riflettori su quel tratto di strada come quanto avvenne il 30 gennaio 1969, quando all’improvviso i passanti nei dintorni iniziarono a sentire delle note inconfondibili giungere dai tetti. Al numero 3 di Savile Row, sul tetto dell’edificio che ospitava gli uffici della Apple Corps, erano appena saliti i Beatles per quella che – ma ancora nessuno lo sapeva – sarebbe stata la loro ultima esibizione del vivo.
Quarantadue minuti di musica, durante i quali i Fab Four suonarono nove take di cinque loro canzoni – conditi da frasi scherzose – prima di venire interrotti: sul luogo arrivò la polizia, anche perchè nel frattempo una nutrita folla aveva capito cosa stesse accadendo e si era radunata spontaneamente nei dintorni per godersi il momento, come testimonia il video girato per l’occasione dal regista Michael Lindsay-Hogg.
Insomma, questa data – di cui oggi ricorre il 50esimo anniversario -, quel luogo, quel momento sono un cult della storia della musica ed un nuovo mattone nell’infinita collezione della storia di Londra, l’ennesimo posto della capitale dove è possibile trovare fan in pellegrinaggio.